PUNISHMENT ISLAND - Akampene, splendore e brutalità
Il documentario
Punishment Island, diretto da
Laura Cini, racconta di un’usanza straordinariamente singolare che sfiora la leggenda ma invece è, o meglio, è stata realtà. Le donne nubili che rimanevano incinta venivano abbandonate per punizione su questa minuscola isola dell’Uganda. Una volta lì le ragazze avevano davanti a sé solo due possibili destini: morire o venire salvate da un uomo che decideva di sposarle.
Questa usanza è stata ormai abbandonata da tempo, soprattutto in seguito all’arrivo dei coloni britannici che attraverso una legge ne impedirono la pratica. Tuttavia alcune donne, scampate alla morte sull’isola, sono oggi ancora vive. La regista si è messa sulle tracce di queste anziane signore riuscendo ad individuarne alcune. Attraverso le interviste alle sopravvissute e ai loro parenti il documentario ricostruisce e svela gli arcana che avvolgono la storia dell’isola. Vengono in questo modo portati alla luce gli aspetti più tetri di una cultura antica e prospera.
Akampene (è questo il vero nome dell’isola) non viene rappresentata meramente come un ammasso di terra in mezzo ad un lago, ma come un’entità dotata di un’anima propria. È l’isola stessa infatti che, con voce di donna, prende più volte la parola per chiedere che venga raccontata la verità, prima che questa sprofondi e scompaia proprio come essa stessa è destinata a soccombere sotto la lenta ma inarrestabile avanzata delle acque del lago. La personificazione che viene fatta di Akampene sembra aver lo scopo di mostrare l’isola non come un qualcosa di inanimato, ma come un’entità dotata di una sua spiritualità e perciò capace di penetrare nell’interiorità dei suoi vicini abitanti. In questa maniera viene sottolineato con maggior forza il ruolo centrale che queste credenze svolgevano, e tuttora svolgono, nella vita delle genti di questa terra.
Il documentario, grazie alle immagini proposte e alle vicende narrate, riesce ad esercitare un fascino viscerale verso una cultura a noi così antitetica ma allo stesso tempo seducente. Ciò che non dobbiamo assolutamente fare è guardare questo film attraverso il nostro sguardo occidentale. Rischieremmo di darne una valutazione fuorviante. Solo liberandosi dei nostri schemi culturali possiamo comprendere a fondo l’importanza e la profondità spirituale delle ataviche tradizioni che contraddistinguono questi popoli lontani.
Gabriele Nunziati12/07/2018, 09:22