Note di regia di "Il Banchiere Anarchico"
Pur con trentacinque anni di lavori alle spalle (alcuni dignitosi, altri meno) vivo "
Il Banchiere Anarchico" come un’opera prima. E' il film che avrei sempre desiderato fare e finalmente ne ho trovato il coraggio. Ho vagheggiato a lungo la messinscena spoglia e da ragion pura di questo pamphlet fulminante: la parola in palmo di mano al servizio di concetti sferzanti, primi piani alla logica - ove si possa - e non agli attori, sgombrando il campo da orpelli che potessero frenare l’altezza dei temi. L’arte cinematografica ci regala ancora la primitiva meravigliosa possibilità di esporre le inquadrature con dietro un’etica, se lo si vuole, ripulendole dalle scorie, se lo si ritiene. Da cinefilo inesausto amo gli autori così, le loro opere, più delle mie. in questa (per me nuova) ottica di rigore desideravo quindi soprattutto restituire allo spettatore l’impegno di quest’ossimorico titolo. Quello stesso della storia di tutte le società: la storia delle lotte di classe. la borghesia pare essersi misteriosamente eclissata dagli schermi. nel mio piccolo ho provato a guardare in faccia il potere, per sfidarlo. senza satira. senza manicheismo. Fernando Pessoa ci ha insegnato che l’iconoclastia può celarsi dietro modalità sofisticate. ho umilmente azzardato farne cinema.
28/08/2018, 13:31