VENEZIA 75 - Stefano Cucchi e la pericolosa rassegnazione
Alessandro Borghi è indiscutibilmente il miglior attore italiano. In "
Sulla mia pelle", cambia pelle, sguardo, e in modo stupefacente voce diventando
Stefano Cucchi in persona.
È lui a muoversi nel quartiere di Roma, in casa dei genitori, nelle caserme dei carabinieri in quello che un paio di decenni prima era l’inferno dell’eroina e che è stato teatro di tante morti con la siringa nel braccio. Da lì, e dalle evidenti disavventure familiari deriva il comportamento di tutti i personaggi, ingiustificabile quanto comprensibile.
I carabinieri sono prevenuti e violenti, i genitori e la sorella ormai rassegnati e superficiali nell’affrontare l’arresto, l’ennesimo, di Stefano che con la droga di ogni tipo ha un lungo e profondo rapporto; le guardie giurate con i loro modi spicci, i giudici che neanche alzano gli occhi dalle pratiche per rendersi conto che l’imputato è in condizioni di salute preoccupanti.
Forse è questa routine, questa orrenda abitudine alla piccola delinquenza, di certo diffusa, ma sinceramente poco pericolosa ad aver condannato a morte
Stefano Cucchi. Un distacco e un’indifferenza che pervade uno strato intero della società che si incontra e si scontra tra disgusto e poca voglia di capire, certo che il “tempo” aggiusterà la situazione, annoiato dalle follie dei "tossici".
Il film di
Alessio Cremonini è asciutto e solo così poteva essere. Poco è lasciato ai sentimenti e alle sensazioni. L’unica ammessa, e funziona benissimo, è il dolore fisico di Stefano fatto di piccole smorfie, ansimi, lamenti che immobilizzano lui sul letto e noi sulla sedia.
E proprio qui, più che con la somiglianza peraltro straordinaria, che Alessandro Borghi ridà l’anima a Cucci, in ogni momento del film: con il rumore della sofferenza.
Ottime anche le interpretazioni di
Jasmine Trinca, nei panni della sorella Ilaria e di
Max Tortora il padre esaurito e svuotato dalle continue disavventure del figlio.
Sulla mia Pelle è un film che colpisce, capace di denunciare le violenze del potere, meschino o sottile a seconda del livello gerarchico.
29/08/2018, 16:00
Stefano Amadio