LUCCA COMICS & GAMES 2018 - Il Virzì che non ti aspetti
E' il degno erede dei maestri della grande commedia all'italiana, autore pluripremiato di film divenuti nel tempo dei veri e propri cult. Ma questa volta il cinema non centra, o almeno non completamente. Uno degli ospiti di spicco dell'edizione 2018 del Lucca Comics & Games è il regista
Paolo Virzì, che nella ormai capitale italiana del fumetto è arrivato si per introdurre una speciale proiezione di “Ovosodo” e il backstage del suo nuovo “Notti magiche”, ma soprattutto per mettere il suo talento, a molti segreto, da disegnatore, al servizio di una benefica raccolta fondi. Illustratore per un giorno, lo abbiamo intervistato per conoscere più a fondo questa veste meno nota.
Tra pennine e acquarelli vai rapido e naturale come se fossi su un set. Quando nacque questa passione?
Nacque leggendo fumetti, fin da ragazzino. E' partita con “Alan Ford” di Magnus e Bunker, poi è proseguita con la grande stagione del fumetto d'autore con riviste come Frigidaire e Totem e l'amore per autori come Pazienza, Scozzari e Tamburini, fino ai grandi del fumetto italiano come Milo Manara, Hugo Pratt e Guido Crepax, e recentemente Zerocalcare, che mi fa morire, e Gipi, uno dei più grandi autori di graphic novel a livello mondiale.
Un altro toscanaccio che si divide tra l'immagine disegnata e quella in movimento...
Gianni è un genio, sia come narratore che come illustratore. Tra l'altro mi fa spesso dei tutorial di acquarelli a casa sua, mi ha insegnato a fare i fondi e ad asciugarli col phon. Gli voglio molto bene, è un amico e credo che abbiamo un'identità di visione su tante cose, dalla politica allo sguardo sulla vita. Mi ci sento affratellato e quando leggo le sue cose da una parte godo come un matto e dall'altra soffro perché avrei voluto farle io.
A proposito di registi con la passione per il disegno, proprio ieri ricorrevano i venticinque anni dalla morte di Federico Fellini...
Era molto divertente il suo modo di disegnare, allegro, spiritoso, veloce. Bambinesco ma pieno di grazia, diverso dal suo modo di illustrare il film che invece è sempre stato molto espressionistico, con una grande messa a fuoco degli ambienti e dei volti. Penso ai suoi personaggini per il giornale satirico “Marc'Aurelio”, e al suo meraviglioso “Il libro dei sogni”, che è una summa del suo viaggio nel suo subconscio, ma con un modo scanzonato e ironico. Lì sembra soprattutto prendere in giro se stesso e la psicanalisi che in quel momento gli aveva messo gli occhi addosso per sondare il grande mistero enigmatico che è l'animo di Fellini, il suo interrogarsi sul sesso, sul modo di fare i film. Disegnetti fatti la mattina appena alzato, che ho la sensazione che fossero tutti dei grandissimi e meravigliosi imbrogli a beneficio dei suoi psicanalisti, perché non ci posso credere che avesse dei sogni così. E in tal caso, l'essersi inventato i sogni lo renderebbe ancora più grande.
Per concludere, tra una settimana sarà nei cinema il tuo "Notti magiche", che come immagine del manifesto ha proprio una tua opera. E' stata una tua scelta?
Inizialmente non lo avevo pensato come poster del film. E' stato scelto dalla distribuzione tra tanto materiale che avevo sfornato, con i l'idea di usare questa volta uno dei tanti disegni di preparazione che avevo fatto. Così è nato fondendo due diversi lavori, lo sfondo di Roma che avevo fatto con il direttore della fotografia per immaginare la scena dei titoli di testa e questo brindisi di spalle, che è stato dopo aggiunto da me.01/11/2018, 20:18
Antonio Capellupo