Note di regia di "Io sono Mia"
Avvicinarsi con discrezione, a piccoli passi.
Davanti a me il racconto di una vita, memorie private e storia professionale.
I ricordi di Mia che diventano non solo momenti biografici, ma anche pezzi di storia.
Il ricordo di quella grande cantante ancora vivo tra la gente della mia età.
Un lavoro quindi sulla memoria, un concetto a me molto caro, perché oggi in questo mondo in cui tendiamo a usare e gettare tutto, è facile dimenticare e perdere il patrimonio della nostra storia.
Un pezzetto di quella storia è il mio film.
Un pezzetto di quella memoria è ridare un’altra vita a Mia grazie, come sempre, a un gruppo di persone che ci ha creduto.
Tutti insieme Luca Barbareschi, la Rai, la sceneggiatrice Monica Rametta, Saverio D’Ercole il produttore creativo e io siamo arrivati fino a qui, orgogliosi di mostrarvi il nostro lavoro.
Una scommessa, anche perché la storia che abbiamo raccontato, non è perfettamente fedele a quella di Mimì.
Abbiamo deciso di fare un passo indietro e di giocare più sulle emozioni e i sentimenti che su una fedele ricostruzione della sua vita.
A me interessava soprattutto l’anima di Mimì. Quella cercavo... e l’ho trovata grazie anche a Serena Rossi.
Un’attrice che si è calata con eleganza e umanità nel personaggio, non facendone un’imitazione, ma dandole se stessa. Mimì è diventata Serena e viceversa. Vedrete che emozione vi darà.
Siamo stati invece molto rigorosi sulla rappresentazione di un’epoca, di un mondo.
Gli scenografi Conte e Panconi hanno ricostruito quel periodo con grande cura. Dal Teatro Ariston di Sanremo che entra ed esce con un gioco di montaggio tra realtà e finzione, alla Milano degli anni 80.
Abbiamo rifatto grazie a Bepi Caroli, locandine, copertine dei dischi, servizi fotografici assolutamente fedeli agli originali.
Enrica Barbano, con una ricerca dettagliata, ha creato copie “esatte” dei vestiti indossati da Mimì nei suoi spettacoli, aggiungendoci però il suo tocco d’artista.
Enza Lamparelli e Sergio Gennari hanno inseguito i mille volti di Mia Martini (quante facce hai avuto, Mimì?) sottoponendo Serena a lunghe sedute di trucco e capelli.
E poi il risultato straordinario ottenuto con la registrazione delle canzoni e di tutto il mondo musicale dal 1969 all’89. Vent’anni di musica.
Mattia Donna con La Femme Piége ha arrangiato, suonato e inciso tutti i brani, ridandogli la forza dell’epoca, usando solo apparecchiature analogiche. Serena ha cantato come solo lei sa, inseguendo la voce di Mia nel corso degli anni. Insomma è stato prodotto un disco proprio come si faceva una volta.
Malgrado tutto questo è un racconto imperfetto, come è giusto che sia, perché alcune cose Mimì non ha potuto raccontarcele, ma le abbiamo immaginate.
Un racconto imperfetto, ma umano e attuale.
Perché proprio in questo mondo dove la macchina del fango è diventato uno sport molto diffuso, è giusto rendere omaggio a Mimì che della calunnia fu una tragica vittima.
Un lavoro che vorrei dedicare alla generazione che nasceva quando Mimi moriva e che forse, grazie a questo film, la conoscerà.
E come ultimo appunto di questo mio diario mi piace il titolo “Io sono Mia” . Perché racchiude il riscatto di una vita vissuta con dolore.
Riccardo Donna