Note di regia di "Liberi di Scegliere"
Sono stati realizzati decine di film sulla mafia e sulla ‘ndrangheta, ma questo mi sembra diverso
da tutti gli altri.
I personaggi non sono supereroi del Male che possono suscitare in alcuni spettatori desiderio di emulazione. Abbiamo cercato di raccontarli con rispetto e verità, prigionieri nella rete di relazioni
familiari dolorose e arcaiche che fa di loro le prime vittime. Il Male, fa male anche a chi lo fa.
Quando Monica Zapelli ed Angelo Barbagallo, con cui avevamo già lavorato insieme nella fiction sul Maestro Manzi, “Non è mai troppo tardi”, mi hanno proposto questa storia, ho accettato con
entusiasmo. È un progetto in cui la Rai può esprimere al meglio la sua missione di servizio
pubblico.
L’idea nasce dall’esperienza di Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i minorenni di
Reggio Calabria, che ha avuto l’intuizione e il coraggio di portare avanti un progetto che
permettesse di allontanare dalle famiglie mafiose i minori a rischio, sottraendoli così ad un
destino che quasi certamente li avrebbe portati a seguire le orme dei padri, e nello stesso tempo
offrendo loro la possibilità di conoscere un altro modo di vivere.
Nel film, Domenico, figlio di ‘ndrangheta, deve decidere se accettare passivamente il ruolo
mafioso a cui è destinato, che gli riconosce un’identità precisa ed un potere sociale ed
economico, o scegliere invece una vita senza radici e certezze, ma libera da violenza, ricatti e
connivenze.
Questa è l’opportunità che gli offre il Giudice insieme a tutti i suoi collaboratori. Sono i
rappresentanti di uno Stato fatto non solo di Istituzioni, ma di persone che lottano per quello in cui credono.
Quello che ritengo molto interessante è che, in senso più ampio, questa storia racconta come ogni persona, malgrado i mille problemi e condizionamenti, ha il diritto e il dovere di prendere
nelle proprie mani la scelta di cosa fare della propria vita.
Abbiamo effettuato una parte delle riprese in Calabria dove ho cercato di catturare il degrado ma
anche la bellezza selvaggia, l’isolamento e la forza di questa terra. Qui abbiamo trovato persone speciali che ci hanno aiutato con generosità, ancora in bilico tra un mondo passato e un futuro
già tradito. Ed è stato emozionante girare sullo stretto e a Messina. Trovo bello che in questo film la Sicilia sia vista come una terra “positiva” dove Domenico trova aiuto nel suo processo di maturazione e liberazione.
Durante le riprese ho aiutato gli attori a vivere la profondità emotiva dei legami di sangue tra questi personaggi, che sono assolutamente contemporanei ma che volevo trasmettessero la forza di archetipi ancestrali: il Padre, la Madre, il Figlio, il Fratello Maggiore, la Sorella…
È stata una sfida lavorare di nuovo con Carmine Buschini, che interpreta il “Figlio”, un personaggio così diverso da Leo dei Braccialetti Rossi. Ancora abbiamo lavorato sulle emozioni, ma questa volta represse e nascoste, anche a se stesso. È sempre un piacere lavorare con Nicole Grimaudo, che dona alla “Madre”, intrappolata in una prigione di rimozioni, un profondo spessore. Voglio ricordare anche Francesco Colella, con la sua straordinaria capacità di cambiare in un istante la maschera del “Padre”, da capofamiglia premuroso a pericoloso assassino. E ringrazio anche Federica Sabatini e Vincenzo Palazzo che danno ai “Fratelli” verità e sensibilità.
Federica De Cola e Corrado Fortuna rendono giustizia alle innumerevoli persone anonime che ogni giorno compiono il loro lavoro con un amore e un impegno che va molto oltre al ritorno economico, e la loro giovane età è davvero un segnale di speranza.
Con Alessandro Preziosi abbiamo invece lavorato in sottrazione, costruendo un Giudice antieroe, schivo, umile, emotivamente partecipe del destino dei ragazzi e delle loro famiglie, ma sempre nel rispetto del suo ruolo istituzionale. Proprio come il Giudice Di Bella.
Il rapporto con il vero giudice è stata una sfida stimolante. Era molto preoccupato che “tradissimo” la storia, anche solo sbagliando qualche dettaglio di scenografia... Un atteggiamento comprensibile per proteggere il suo importante lavoro anche per il futuro. E così la profonda commozione, sua e dei suoi collaboratori, alla fine della proiezione a loro riservata, è stata per noi una grande gioia… ed un sospiro di sollievo.
Giacomo Campiotti