Note di regia di "Charlie"
Nutro da sempre un grande amore per i film che cavalcano più generi e personalmente ritengo di saper scrivere opere che contengano sempre degli elementi di commedia al loro interno, non potrei fare altrimenti. CHARLIE nasce quindi da questa mia peculiarità, o impossibilità di fare altrimenti. Da amante della vera commedia all’italiana ho dei punti di riferimento forti che mi inducono sempre a cercare di indagare la contemporaneità dei nostri usi e costumi. Ovviamente, in questo caso, il tutto è contestualizzato in un “altrove” che resituisce una quotidianità diversa, alternativa. Al centro del film vi è quindi proprio la quotidianità, quella di Antonio e Marco, una coppia come tante altre ritrovatasi a vivere quella che loro reputano essere la fine del mondo per come lo conoscevano. CHARLIE È inoltre un film sull’amore, l’amore di Antonio per il suo compagno e per il padre che si trova in una situazione che si può definire quantomeno difficile. Dal punto di vista tecnico gran parte del film è gira- to in un’unica locatione questo ci ha messo di fronte a possibilità espressive molto interessanti: la scena in questione è molto teatrale nell’uso dello spazio e dei movimenti degli attori e questo potrebbe avere un forte impatto nella mente dello spettatore. Ci siamo inoltre divertiti a “dsitruggere” in computer grafica la città di MILANO, la nostra città, di cui decantiamo le lodi sin da subito con il narratore che ne elenca tutti i pregi. Non può passare infine inosservato il titolo del film: “Charlie”. L’omaggio a Charlie Chaplin è grande nel nostro film, al punto da utilizzare il nome del grande artista e pensatore come titolo. All’interno della pellicola vi sono dei fotogrammi del film “Easy Street”, un modo per spiegare quanto sia grande l’ amore per Charlot. Questo è un film di sinergie, in cui tutti quelli che ci hanno lavorato hanno apportato non solo qualcosa di utile per ottenere il prodotto finale, ma INDISPENSABILE: senza il grande lavoro fatto da ognuno dei componenti del gruppo questa pellicola non avrebbe visto la luce.
Paolo Casarolli