BIOGRAFILM 15 - NOCI SONANTI, lontani dalla città
Quante volte abbiamo desiderato di prendere le distanze dal trambusto e dalla frenesia della vita cittadina e di avvicinarci, anche solo per un breve periodo, alla semplice tranquillità della natura. Lontani dai social network, dal traffico, dalle rigide scadenze dei vari impegni. Alla fine, però, sono pochi quelli che tra di noi hanno dato sfogo a tale desiderio. Chi ha invece scelto di intraprendere questa strada e lo ha fatto in maniera radicale è Fabrizio Cardinali, il protagonista di
Noci sonanti.
I due registi,
Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi, aprono così una finestra su uno stile di vita anticonvenzionale, in grado di affascinare e di intimorire allo stesso tempo. Il titolo del documentario deriva proprio dal nome che Fabrizio ha scelto di dare alla sua tribù: la Tribù delle Noci Sonanti. La scelta di questo appellativo non è causale, ma porta con sé un significato ben preciso radicato intorno all’idea dell’importanza della comunità, perché, per usare le sue parole, “una sola noce in un sacco non fa rumore. Tante noci insieme suonano.”
Il suo desiderio era, e tuttora è, quello di avere una comunità che sia aperta a chiunque voglia
sperimentare un modo di stare insieme basato su una conoscenza intima dell’ambiente circostante e degli inquilini della casa di cui Cardinali ha spalancato la porta. Il film dà risalto a questo legame profondo che si crea all’interno della tribù, anche tra persone che condividono lo stesso percorso per un tempo limitato, attraverso il rapporto tra Fabrizio e suo figlio Siddharta con una giovane donna trasferitasi sotto il loro stesso tetto. Un rapporto che diviene profondo in virtù della differente prospettiva con cui le persone coinvolte hanno scelto di guardare a l’un l’altro.
I momenti sociali a cui i registi hanno deciso di dare spazio mostrano chiaramente l’opposizione con il tipo di interazioni a cui la vita moderna ci ha abituato: gli appassionati discorsi seduti intorno a una tavola che si oppongono al silenzio rotto solamente dal rumore della TV; le passeggiate nel verde in contrasto col grigiore della città; il contatto tra i corpi durante i momenti di meditazione in divergenza con gli sguardi fugaci e distratti che le persone si scambiano nella quotidianità cittadina.
La vita che Fabrizio e Siddharta hanno scelto di percorrere non è tuttavia un quadretto idilliaco privo di difficoltà o rinunce. Noci sonanti ne evidenzia i lati più problematici per mezzo dell’amicizia tra il giovane membro della tribù con la sua coetanea vicina di casa che, invece, conduce un’esistenza secondo gli schemi tradizionali ed ha quindi la possibilità di godere della piacevole compagnia degli amici di scuola, di assaporare la varietà dei cibi venduti nei supermercati e tanto altro. Tuttavia, almeno per ora, tutto questo non sembra pesare eccessivamente a Siddharta che, al contrario, sembra aver trovato il suo equilibrio.
Noci sonanti dipinge efficacemente il quadro di una vita collettiva fondata sulla genuinità di un legame umano che è privo di tutti gli ornamenti seducenti ma travianti di cui la società ci circonda, ornamenti che mascherano la natura del legame stesso e impediscono, talvolta, di assaporarne l’essenza recondita. La purezza dei corpi nudi, il valore della terra, l’importanza del silenzio e la bellezza delle interazioni sociali sono alcuni degli altri aspetti a cui il documentario rende onore grazie alla storia che le sue immagini raccontano.
07/06/2019, 10:38
Gabriele Nunziati