Note di regia di "Pizza Boy"
Il cortometraggio “Pizza Boy” racconta le peripezie notturne di un porta pizza georgiano che deve confrontarsi con un’umanità alla deriva mentre la compagna sta per dare alla luce il loro primogenito.
Per dare al progetto una valenza più generale abbiamo scelto due protagonisti atipici, due georgiani, per mostrare come la discriminazione razziale avvenga un po’ per tutte le etnie. Questa storia ha un valore universale, parla dell’essere umano, ma anche della paternità e maternità. Parla della dignità dell’uomo, dignità spesso negata per colpa del colore della pelle, delle credenze religiose, della cultura di origine.
Più che della paura del diverso, il cortometraggio parla della presunzione di superiorità . Del fatto che troppo spesso si considera in maniera quasi automatica lo straniero come non perfettamente
integrato (culturalmente, linguisticamente o lavorativamente) e, di conseguenza, come una persona sottomessa, inferiore, che non merita la giusta considerazione.
Se ci fosse la possibilità di scrutare, con l’ausilio di una lente d’ingrandimento, le storie e le vite che compongono il pianeta terra – apparentemente votato alla globalizzazione – si scorgerebbero delle realtà – delle piccole storie, delle vite qualsiasi – che testimoniano la tendenza verso una direzione esattamente contraria.
Quante volte si vedono scene in cui degli stranieri vengono trattati con sufficienza, come se fossero culturalmente limitati, senza domandarsi chi siano, da dove vengono, qual è la loro storia. Quante volte persone italiane di nascita vengono discriminate per il colore della loro pelle. Quante volte vengono trattate con sufficienza persone che passano la giornata in motorino per portare cibo a
domicilio per pochi euro.
Stiamo parlando di persone normali, con i proprio bisogni, interessi ed urgenze. Come Saba, il protagonista della storia, che ha la sua vita, che cerca una sua dignità e che si trova nella dolorosa situazione di dover lasciare la moglie partoriente all’ospedale per non perdere il lavoro. Si trova a dover compiere delle difficili scelte di… sopravvivenza sociale. Suo malgrado si imbatte in un’umanità disumanizzata, che si crede superiore perché di una classe sociale più agiata o perché si sente in diritto di essere migliore. In realtà è questa umanità ad essere la nota stonata del coro. O meglio fa parte di un coro di note stonate con poche voci armoniche.
Malgrado questo, il finale del film vuol essere speranzoso; il protagonista chiama il figlio con un nome italiano perché vuole che si integri, perché crede che questa integrazione sia possibile.
Su questo tema si innesta la questione del ddl “Ius Soli”. Legge che, se approvata, permetterebbe ai figli di stranieri nati in Italia di diventare cittadini italiani. Legge che continua ad essere osteggiata, perpetrando, anche a livello istituzionale, l’esistenza effettiva di una diversità, di un noi e di un loro .
Legge che sarebbe anche un segnale di una volontà di integrazione.
Il messaggio che Pizza Boy vuol dare è che ogni persona ha la sua dignità e che questa non può dipendere dal colore della pelle. Che prima di giudicare qualcuno bisognerebbe conoscerne la storia e le sue vicissitudini.
Gianluca Zonta