CETTO C'E' SENZADUBBIAMENTE - Il terzo capitolo
Fatica non poco
Antonio Albanese a portare sulle spalle il peso del suo nuovo film. Una base fragile quella offerta dalla sceneggiatura scritta dallo stesso Albanese con
Piero Guerrera, su cui poggia un film che la regia di
Giulio Manfredonia non riesce a smuovere dal torpore della prevedibilità.
Il politicamente scorretto di Cetto, che tanto scosse il pubblico nel 2011 e 2012 con i primi due capitoli della trilogia, strappando risate e creando divertenti tormentoni, ormai sembra avere le unghie spuntate e giusto qualche trovata riesce a far sorridere amaro e riflettere sul personaggio, ancora una volta esemplare non unico della peggior italianità.
Le donne, il potere, il denaro, la considerazione del prossimo fanno di Cetto qualcosa di più del peggior elemento in circolazione, un personaggio che dovremmo detestare a tal punto da sorriderne se calato, come nel primo "
Qualunquemente", in un contesto realistico alle prese con una normalità affrontata senza il minimo rispetto.
In "
Cetto c’è Senzadubbiamente" l’atmosfera si trasforma immediatamente in grottesca, con la favola che prende il posto della cronaca e non riesce mai a convincere lo spettatore e a coinvolgerlo nella situazione.
Cetto, ipotetico erede al trono del Regno delle Due Sicilie, fa di tutto per non essere credibile anche se immerso forzatamente in un ambiente non suo, il che potrebbe fornire decine di spunti divertenti e curiosi, mentre la storia si sposta da satira sociale a favola mal costruita e i personaggi, che appaiono e scompaiono troppo facilmente, diventano macchiette che poco aggiungono al racconto.
21/11/2019, 21:03
Natalia Giunti