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TFF37 - Battiston e Fresi, fratelli ritrovati


"Il Grande Passo" diretto da Antonio Padovan è in Concorso al Festival. Una storia familiare tra quelle le nebbie padane che ricordano Mazzacurati


TFF37 - Battiston e Fresi, fratelli ritrovati
Giuseppe Battiston e Stefano Fresi in "Il Grande Passo"
I due “grandi” del cinema italiano finalmente insieme. Nel 2014, all’uscita di "Smetto quando Voglio", Stefano Fresi si augurava, con il successo del film e l’inizio di una carriera da protagonista, di non essere più scambiato per Giuseppe Battiston. La speranza si è avverata e ora i due diventano addirittura fratelli, Dario e Mario.

"Il Grande Passo" di Antonio Padovan è la storia di una famiglia che si ritrova, di un padre (Flavio Bucci) che continua a scappare e di due fratelli, figli di madri diverse, che si riincontrano provando a crescere insieme.
Il film però stenta a decollare come dovrebbe fare il razzo costruito da Dario (Battiston) per raggiungere la luna. La sua follia, alimentata dalle stranezze ma anche dall’atmosfera di una bassa padana grigia anche nei pensieri dei paesani, riesce a farne personaggio per un inizio interessante, in cui ritrova il fratello, unico ad accorrere in suo aiuto malgrado lo abbia visto solo una volta nella vita.

Mario (Fresi) parte da Roma invece, dove il padre lo ha abbandonato con la nuova moglie avuta dopo quella di Dario. È buono se non bonaccione, e il fisico del ruolo di Fresi è ideale per renderlo sponda sensibile ai colpi di testa e di carattere del fratello.

In una lunga fase centrale del film, la sceneggiatura scritta da Antonio Padovan con Marco Pettenello sembra solo reiterare azioni che descrivono i caratteri dei personaggi principali, Dario e Mario, e a presentare i caratteri di contorno, senza però dare alla storia una spinta in avanti. Che arriva giusto quando la coppia di fratelli decide di andare ad incontrare direttamente l’anziano padre.
Qui il film ricomincia e si avvia verso un finale all’americana, con la retorica del sogno che si avvera, basta crederci.

L’idea c’è ma rimane isolata, troppo esile e senza sottostorie che arricchiscono la trama. Gli attori, anche i secondari, rimangono inesplosi malgrado un potenziale notevole; Citran, Celio, Filippi e De Angelis hanno a disposizione situazioni e personaggi interessanti ma che non riescono ad uscire dalla faretra per essere lanciati e centrare un bersaglio forse troppo distante.

25/11/2019, 20:10

Stefano Amadio