TFF37 - "Padrone dove sei", trasparenze e carnalità
"
Padrone dove sei” è fatto di trasparenze e carnalità, immagini d’arte e arte dell’immagine.
Dedicato alla madre, il secondo lungometraggio di
Carlo Michele Schirinzi è materia bifronte, che parte da una spiaggia soleggiata del sud per approdare alle brume torinesi, si immerge nel calore dell’erotismo esplicito come nel freddo di liquidi, foglie, vetri, solitudini. Due antitesi che si moltiplicano quando il regista fa ricorso all’arte (scultura, pittura, musica e letteratura) e alla vita (la presenza della madre).
Le immagini un po’ seducono e po’ disturbano, spesso frante in piccoli particolari, a volte talmente zoomate o sfocate da diventare pure impressioni, fotogrammi in movimento dietro ai quali si può celare qualcosa che piace, oppure no.
Con il trascorrere dei minuti l'incertezza si delinea un po’, si fanno sempre più presenti gli appigli artistici ai quali Schirinzi si affida per dare concretezza al suo divagare senza una meta apparente: i volti delle statue del Bernini, un concerto dei
Roxy Music, molti dipinti. E con la concretezza si fa strada il corpo decadente e malato della madre in un letto d’ospedale, i primi piani della sua pelle invecchiata, le carezze di un figlio; dopo l’osservazione e la vaghezza iniziali, allora, il regista si focalizza sul gesto del ‘toccare’, che mostra in molte accezioni, passando dal piacere erotico alla delicatezza dell’amore filiale.
Se si è intravisto questo percorso visivo, lascia invece perplessi la ripetitività senza evoluzione del tono delle citazioni letterarie - tutte tratte da classici dell'erotismo: uniche parole in un film muto, titolano le varie sezioni in cui è diviso racconto con la stessa, insistente, esplicita, sfiancante, a tratti repulsiva, crudezza.
30/11/2019, 08:21
Sara Galignano