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GIUSEPPE LIOTTI - "I miei storyboard per il Pinocchio di Garrone"


GIUSEPPE LIOTTI -
Giuseppe Liotti è lo storyboard artist di "Pinocchio" di Matteo Garrone, che nel prossimo mese di marzo sarà ospite a Torino per una masterclass organizzata dall'Associazione Piemonte Movie durante il 19° GLOCAL FILM FESTIVAL (12 - 16 marzo 2020 al Cinema Massimo MNC Torino dal titolo "Disegnare il cinema - Masterclass di storyboard cinematografico".

La masterclass inizierà con una definizione di storyboard: come lo possiamo spiegare a chi non ne sa nulla? Come lo vive lei, nel rapporto con il film?

Lo storyboard è la pre-visualizzazione tramite il disegno di un film o di una sequenza filmica. Può essere usato nella fase ideativa della pre-produzione per visualizzare l'impianto narrativo del futuro film o semplicemente per mostrare la struttura visiva di determinate sequenze che necessitano di essere previsualizzate a causa della loro complessità realizzativa (per esempio nel caso degli effetti speciali). Credo che il rapporto dello storyboard artist al film sia per certi versi simile a quello dello sceneggiatore, nel senso in cui "scrive" per immagini la futura materia filmica in una fase, la pre-produzione, ancora progettuale. Una volta concluso il lavoro di storyboard, tantissime professionalità interverranno per trasformare quelle idee nel film, per cui il risultato finale sarà sempre profondamente diverso da quello che si era immaginato ed al contempo estremamente familiare, sopratutto in qualche immagine chiave.

Ha lavorato molto spesso con Matteo Garrone, in Pinocchio e anche prima: come è iniziato il vostro rapporto? Come vi confrontate? In che modo (e a che punto della pre-produzione) interagite?

Il rapporto con Garrone comincia ufficialmente su Reality (anche se avevo già lavorato per realizzare dei bozzetti scenografici per una scena di Gomorra). Fu un amico in comune, Paolo Bonfini (scenografo di tutti i film di Garrone fino a Il Racconto dei Racconti) a presentarci. Su Reality credo fosse la prima volta in cui si servisse dello storyboard. Inizialmente intervenni su poche scene che richiedevano un lavoro di effetti speciali digitali, ma una volta visti i disegni, Matteo volle continuare il lavoro anche su altre scene chiave, per poterle analizzare meglio. Solitamente intervengo a qualche mese dalle riprese, quando gran parte dell'impianto visivo del film (scenografie, locations...) è stato definito.
Nel caso di Pinocchio sono intervenuto in due momenti: nell'estate del 2016, quando il film era ancora in una fase poco più che embrionale, con un grosso lavoro di due mesi in cui lo storyboard è servito a decorticare la sceneggiatura ed il testo di Collodi, oltre a pianificare quelle scene che avrebbero richiesto un grande lavoro di effetti speciali. In un secondo momento, nel gennaio scorso, ho lavorato su alcune scene di effetti speciali che presentavano alcune criticità in fase di animatic.
Il lavoro con Garrone si svolge con incontri quotidiani in cui si parla delle scene da storyboardare e si verificano le scene già disegnate. Secondo le necessità del momento, si fanno degli incontri con i responsabili degli altri reparti (fotografia, scenografia, effetti speciali, stuntman) che partecipano alla creazione del film.

L'esperienza di Pinocchio come è stata, rispetto alle altre? Quanto è stato complicato immaginarne lo storyboard avendo tantissimi riferimenti di altre versioni precedenti? Ha qualche aneddoto su questo film da raccontarci?

Quando ti squilla il telefono e sul display leggi Matteo Garrone, sei già contento, quando poi ti dice che sta preparando Pinocchio, non ci sono parole per descrivere l'emozione. Sembrerà strano ma, almeno per quanto mi concerne, ho approcciato questo lavoro senza andare a rivedere le precedenti versioni cinematografiche e televisive; il vero riferimento visivo direi costante è stato il lavoro di Enrico Mazzanti, l'autore delle illustrazioni della primissima edizione di Pinocchio, che collaboro' con lo stesso Carlo Collodi per creare il mondo immaginifico del libro. Direi che sarebbe stato impossibile anche sottrarsi all'influenza di Mazzanti: nello studio dove lavora Matteo c'è un enorme pannello di legno appoggiato contro una parete, con una griglia che suddivide il film in scene. Ogni casella porta un numero ed un titolo che indica la scena e all'interno vengono appuntate foto ed immagini chiave. Nel caso di Pinocchio, per ogni scena c'era il disegno corrispettivo realizzato da Mazzanti, il vero ispiratore delle atmosfere di questo film. Il primo giorno di lavoro Garrone mi mostrò con orgoglio un quadretto appeso in camera sua: si trattava di un fumetto/storyboard delle avventure di Pinocchio che aveva realizzato quand'era bambino. A dimostrazione di tutto l'affetto e l'attaccamento del regista a questo personaggio.

Quanto riconosce i suoi disegni nei film finiti? Ci sono casi particolari in cui le scene sono state esattamente come le ha immaginate?

Quando vedo per la prima volta un film su cui ho lavorato, cerco di capire quanto sia riuscito ad essere di supporto al regista. Così Spesso capita di riconoscere sullo schermo intere sequenze o anche solo qualche immagine chiave che ho disegnato. Ma paradossalmente un buon storyboard può essere anche quello che poi non si ritrova per niente nel film finito, vuoi perché tale scena non è stata montata o addirittura mai girata. Il regista può rendersi conto della superfluità di alcune sequenze (spesso inutilmente complesse) anche grazie allo storyboard.

Quali sono gli storyboard a cui è più legato? E perché?

Sono molto legato agli storyboard di Pinocchio perché ci ho riversato tanta passione e un paio di mesi di lavoro. Ma in generale trovo molto interessante riguardare a distanza di tempo gli storyboard di quelle scene che come dicevo prima sono state elise da un film. Diventano così delle rarissime testimonianze del percorso creativo del regista.

Lei è anche fumettista: a cosa sta lavorando in questo momento? Sia come storyboard che come fumetti, se possibile saperlo.

Come fumettista sto realizzando i disegni di una serie francese che si chiama "Compte à Rebours" (tradotto alla lettera "Conto alla rovescia"), di cui sono usciti già tre volumi ed é in via di sviluppo un adattamento televisivo. Si tratta di un polar che affronta il tema della lotta al terrorismo islamico,ed é scritto da Matz e Marc Trevidic, (un giudice francese famoso in Francia per essersi occupato di terrorismo islamico per dieci anni).
Vivo in Francia, a Bordeaux da quasi otto anni e sto lavorando per delle produzioni cinematografiche francesi.
In questo momento sono in post-produzione due film su cui ho lavorato: "La Nuée" di Just Philippot e "La troisième Guerre" di Giovanni Aloi.

31/12/2019, 18:17

Carlo Griseri