Note di regia di "Come una madre"
In “Come una madre” la storia comincia con una donna che ha perso tutto, Angela Graziani. La morte di un figlio l’ha portata alla disperazione, la sua vita le appare finita, come la sua maternità e il suo matrimonio. Torna nella casa della sua famiglia su un’isola, per cercare un rifugio, un riparo dove nascondersi a se stessa e agli altri. Un giorno però una vicina di casa, che quasi non conosce, le affida i figli per un pomeriggio, sono due bambini, Valentina e Bruno. È l’inizio di una straordinaria avventura, che condurrà Angela, Valentina e Bruno ad attraversare l’Italia, da nord a sud, inseguiti da una banda di criminali che cercano qualcosa che i bambini dovrebbero avere con sé, ma che loro stessi non sanno cosa sia. Quello che mi ha affascinato da subito è che si tratta di un “road movie” (o meglio, una road series”), che vede i tre personaggi alle prese con un viaggio, una fuga che li porta attraverso paesaggi poco raccontati di un Paese che pensiamo, a volte erroneamente, di conoscere bene. La necessità di nascondersi spinge i protagonisti a muoversi con mezzi non convenzionali, lungo strade immerse nella campagna, tra i boschi, le colline, i borghi, le rive del mare che lambisce un’Italia bellissima, sorprendente per gli occhi di noi stessi italiani. Un paesaggio reale e da favola, come questa storia. Uno sfondo che si ispira da una parte a quello che conosciamo, dall’altra a quello di Pinocchio e di altri luoghi dell’anima, come la Vigàta di Montalbano, sospesi a metà tra realtà e fantasia. Paesaggi dello spirito, più che di una carta geografica. E devo ringraziare Arcangela Di Lorenzo, che ha curato la scenografia, per aver costruito questa cornice della serie in modo brillante. “Come una madre” è un viaggio attraverso lo spazio, ma anche attraverso la storia umana dei personaggi. Angela e i bambini, durante la loro avventura, imparano a conoscersi, lottando, litigando, combattendo, volendosi bene. La relazione tra la donna e i bambini è anche un confronto tra attori. Per prima Vanessa Incontrada, che qui costruisce la figura di una donna spezzata dalla vita, all’inizio, che si fa carico di un dramma che non è nemmeno il suo e combatte contro un nemico senza faccia con il coraggio e la determinazione di chi sa che i bambini che le sono stati affidati da una sconosciuta, non hanno nessun altro che lei a difenderli. Devo ringraziare Vanessa, con cui ho avuto la fortuna di lavorare già precedentemente, ma che mai come qui si è messa a disposizione del personaggio di Angela, facendola sua, fino in fondo, mostrando la lotta strenua di questa “eroina per caso”, la sua quotidiana battaglia per difendere l’umanità propria e dei due bambini affidati a lei. A un certo punto Bruno dice di Angela alla sorellina nel film “Per questo è strana: è addolorata.” Credo che sia una battuta che definisca molto bene il personaggio di Angela: è “addolorata”, come tante altre persone che oggi vivono il loro disagio, quasi con pudore, in un modo che sembra aver condannato la sofferenza psicologica e morale ad essere quasi una vergogna. Ma che, se messi alla prova, possono farne un’occasione di rinnovamento, di crescita, il punto di inizio del percorso per ritrovare se stessi e dimostrare al mondo ciò che si vale. Bruno e Valentina, Tancredi Testa e Crystal Deglaudi, sono gli altri protagonisti di questa storia. Sono stati scelti attraverso moltissimi provini e ringrazio Elisabetta Curcio, che ha curato il casting, per avermi aiutato in questa ricerca. Sono due quasi esordienti, ma durante le riprese del film hanno dimostrato a tutti noi adulti “professionisti” un talento, delle capacità espressive, una capacità di mettersi in gioco e di trasformare il lavoro in gioco, che ha dato alla storia una grazia impossibile senza di loro. A me, soprattutto, hanno insegnato e donato uno sguardo sulle cose e sulla serie, NOTE DI REGIA che ho cercato di fare mio, di “rubare”. Che mi ha riportato a quando avevo la loro età e il mondo mi sembrava pieno di pericoli, ma anche di bellezza e misteri. Angela, Valentina e Bruno incontrano come in tutte le favole, tanti personaggi, buoni e cattivi, che li aiutano o cercano di far loro del male. E spesso quelli che sembrano buoni, si rivelano cattivi o viceversa. Una galleria di personaggi e di attori che si offrono a figure ora romantiche, come quella interpretata da Katia Ricciarelli - che gioca con il suo stesso passato di star della lirica impersonando “Elisa”, una cantante finita in miseria - ora tragiche, come quella interpretata da Ivan Franek - un cattivo spezzato dalla guerra nei Balcani - ora avventurose, ambigue, perfide, brillanti. Devo ricordare tra gli altri, Simone Montedoro, Luigi Diberti, Fabrizio Contri, Ninni Bruschetta. Soprattutto devo ringraziare Sebastiano Somma, che disegna una figura contrastata, quella del maggiore Massimo Sforza, un ufficiale che ha smarrito la via, che non sa più riconoscere il confine tra Bene e Male, e si perde, ma combattendo fino alla fine per la sua umanità perduta. E da ultimo l’eroe di questa storia. Un personaggio misterioso dapprima, dal nome evocativo e romantico, Kim, che irrompe quando tutto sembra perduto per Angela e i bambini a ribaltare la situazione. Salvo poi rivelare a sua volta una fragilità e un passato difficile, che faranno di lui un salvatore salvato. Lo interpreta Giuseppe Zeno, che ha donato al personaggio, generosità, umanità, forza e tormento. E perché no, una grande disponibilità a mettersi in gioco anche nelle scene d’azione, che ha interpretato personalmente, rifiutando controfigure. Ringrazio Marcello Montarsi per aver fotografato la strada del viaggio di Angela e dei bambini con uno sguardo attento e rivelatore, simile a quello dei personaggi; Francesco Cerasi per aver composto la musica con sensibilità, passione e uno sguardo limpido come quello dei bambini protagonisti, Fabio Angelotti per i costumi, Patrizia Ceresani e Francesco Renda, che hanno condiviso il montaggio e hanno dato alla storia un risalto e una forza da storia di grande avventura. Sono grato soprattutto a Matteo Levi, che ha creduto subito in questo progetto e lo ha portato avanti con coraggio e pazienza, e a Rai Fiction che lo ha fatto proprio e sostenuto con sensibilità e attenzione.
Andrea Porporati