Note di regia di "Picciridda - Con i Piedi nella Sabbia"
Picciridda non è una storia vera, ma è ispirata ad innumerevoli storie realmente accadute in quegli anni e in quei luoghi, ed è ovviamente denuncia a vicende che accadono costantemente in qualsiasi parte del globo.
Durante la lavorazione del film e nel corso delle riprese a Favignana (l’isola dell’arcipelago siciliano delle Egadi), ho avuto modo di convincermi ancor di più di come questa storia sia un racconto attuale, simbolico ed emblematico. Adesso più che mai, ad ogni latitudine e in ogni epoca, l’infanzia, intesa come l’età della vulnerabilità, ma anche della formazione e dell’apertura a tutte le possibilità, può subire violenza e prevaricazione.
I toni saturi delle atmosfere Siciliane sono stati per me la perfetta cornice di una storia ad
alto contenuto drammatico che descrive una realtà comune a molti bambini del sud Italia durante gli anni ’60: il fenomeno conosciuto come “emigrazione passiva”; ovvero l’emigrazione vista dalla prospettiva di chi resta nel paese d’origine e vede i propri familiari partire in cerca di lavoro. Anche questo tema richiama alla mente la realtà attuale: popoli che migrano, donne e uomini di altri paesi che lasciano le loro terre alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore, affidando i figli piccoli a chi rimane, in attesa di un ricongiungimento familiare che non sempre è possibile. È una tematica importante che non deve mai smettere di trovare il proprio spazio nel mondo dell’informazione, con qualsiasi mezzo.
Il ritorno alla Sicilia degli anni ‘60/‘70 mi ha permesso inoltre di ambientare il mio primo film nei luoghi che amo, che conosco e che mi hanno formato, a partire da un romanzo non solo di successo, ma soprattutto dall’impianto narrativo solido e dai caratteri indimenticabili. Essendo infatti siciliano come l’autrice del romanzo, la mia immedesimazione è stata totale. Ho trovato nelle pagine di Catena Fiorello una descrizione esatta e sincera dei sapori, profumi e colori della mia terra e ho percepito fortemente una sfida nell’adattarlo per il cinema. Ogni capitolo del libro ha evocato in me precise inquadrature e ambientazioni talmente vivide nella mente che ho da subito lavorato sullo storyboard.
Ho voluto raccontare la storia di Picciridda dal punto di vista della piccola protagonista e vedere tutto ciò che le accade intorno dalla prospettiva dei suoi occhi innocenti. La fotografia, la scenografia e i costumi, sono stati strumenti per costruire un racconto fortemente cinematografico, nel senso classico del termine. Ho cercato di valorizzare al massimo la bellezza aspra e rigogliosa della mia terra, fiducioso che una storia di formazione universale, unita all’affascinante ambientazione siciliana possano coinvolgere un pubblico ampio e internazionale.
Paolo Licata