ESSERE LYDIA - "Per omaggiare la vita di Miguel"
Anteprima al Glocal Film Festival di Torino, in versione speciale estiva, per
"Essere Lydia" di Gino Caron, inserito nel concorso documentario Panoramica Doc.
Come è nato il progetto?
Tutto è iniziato nell'ottobre 2017, durante una fiaccolata organizzata da Asti Pride cui partecipò la famiglia di Miguel. Rimasi impressionato dal fatto di non sapere nulla della sua storia (sono abbastanza informato di solito!), questo mi ha lasciato il segno... Mi sono informato sulla sua vita e sulla sua morte, era stato un momento molto toccante ma - pur essendo stata la prima volta in cui ho pensato di farne un documentario - non mi sentivo pronto, ero frenato. Non volevo fare un'immaginetta sacra in memoria né entrare troppo nell'intimità di una storia troppo grande.
Quasi due anni dopo viene fuori la notizia dell'organizzazione del primo Pride di Asti, mi è sembrato un momento da immortalare (è stato epocale per la nostra città) e la chiave giusta con cui affrontare la storia di Miguel, legando la sua storia personale a quella collettiva. Anche per questo ho scelto di escludere dal racconto le molte polemiche politiche che ci furono prima del Pride, una scelta che rivendico e di cui sono orgoglioso.
La famiglia di Miguel/Lydia ti ha molto aiutato.
Sì, sua madre e sua sorella si sono fidate di me, mi sono molto piaciute da subito e credo lo abbiano sentito. Nel documentario il loro dolore c'è, con la sorella si comportavano quasi come gemelli, ma c'è molto rispetto: avevo pensato da subito di non fare loro troppe domande, volevo ridurre al minimo gli interventi di sceneggiatura e regia. Così si è creata un'atmosfera intima. Loro non mi hanno messo nessun paletto, l'unica cosa che non volevano era entrare nelle dinamiche processuali.
Che esperienza è stata per te il primo documentario?
Per la prima volta ho seguito tutto da solo, senza una produzione strutturata e ho dovuto prendere decisioni in fretta. Filmare le 8000 persone del Pride con una camera sola... a ripensarci adesso mi sembra una scelta azzardata!
Mi ha sempre affascinato come linguaggio, immagino molto ma un piede nella realtà ce l'ho sempre! Mi spaventava e mi affascinava, fare un buon lavoro è difficile ma questa volta sentivo l'esigenza di farlo.
In provincia una storia del genere andava raccontata, è bello che ora ci sia un ricordo di Miguel/Lydia e portarla ora a Torino è splendido, raccontarla fuori da Asti è davvero bellissimo.
Mi piacerebbe continuare in questo settore, ma anche trovare formule diverse da quelle a cui sono abituato: il lockdown mi ha messo più voglia di prima di continuare a raccontare, ma mai più da solo!
Il tuo lavoro esordisce al Glocal Film Festival.
Sono felice, è un festival cui son proprio affezionato! C'è con loro un legame speciale, sono sempre stato sostenuto anche nella mia totale indipendenza. È una vetrina importante, poi in questo periodo non hanno mollato il colpo un attimo, hanno insistito e sono riusciti a tornare portando il festival nelle piazze: è un bel segno.
22/07/2020, 19:00
Carlo Griseri