Note di regia di "Ponticelli Terra Buona"
Ci sono luoghi che quando cominci a conoscerli diventano storie. Essi stessi, per le loro case, le loro strade, i loro vissuti. La nostra relazione con Ponticelli è stata così. Il film è scritto dentro questo territorio, anzi è proprio il territorio che parla. Prototipo di mondi contemporanei che si assomigliano, le cui storie degli ultimi quarant’anni (a Ponticelli dal terremoto in poi) sono simili in tante parte del nostro Paese, perché le scelte compiute non hanno saputo vedere il futuro. Anzi non l’hanno proprio considerato. Raccontare tutto questo non è un monito ma la restituzione di un bisogno di umiltà e riconoscimento degli errori, ma anche delle forze che vivono e che agiscono il tempo e lo spazio di una periferia simbolica, dove l’antico sopravvive insieme al nuovo e ogni tanto lo scorgi sorprendendoti.
Abbiamo pensato che un film andasse fatto, dopo aver scoperto Ponticelli in questi ultimi anni, dopo i roghi della scorsa estate. Era il giorno di S. Antonio, 13 giugno. Roghi al Parco De Filippo. Come a via Esopo e a Bartolo Longo. Ancora una volta, roghi e fumi entrano nelle case, nelle vite, nelle teste, nella periferia est.
L’aria acida, irrespirabile, cattiva, mentre un tramonto rosso invadeva il cielo ad ovest, inducendo a immaginare giorni migliori.
Ora, il fatto che un parco verde comunale vada a fuoco, che in pochi giorni il territorio di Ponticelli sia stato colpito da vari incendi dolosi è grave, ma che tutto questo non riesca ad essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica forse lo è ancora di più. Non solo perché sulla periferia non sembrano esserci strategie, e invece qui ci sono storie e persone che rappresentano quella sensazionale “realtà” che riguarda i cittadini comuni, qualcosa che è distante da quella città in vetrina ma che è la verità.
Il film realizzato con gli allievi di FilmaP , che nella sua essenza di fatto dimostra il concetto stesso di periferia che diventa centro di qualcosa, sarà il racconto di una periferia fatta di centralità: la centralità dei problemi, ma anche delle persone, della dignità e della bellezza. Centralità a partire dalla vocazione del territorio. Un film per raccontare e ripensare la periferia in un immaginario composto di frammenti che riflettono storie.
Lo abbiamo fatto con lo sguardo che ci è proprio quello del cinema del reale, del documentari di creazione.
La modalità della produzione di un film e la sua lavorazione diventa legata ad un'avventura di ripresa.
Cos’è in fondo la regia? Creazione di un'atmosfera e scelta lenti focali. Per questo cambia angolazione, scavalca il campo. La regia in fondo e questo: parcellizzazione dello spazio, come riprendo i corpi, come riprendo i luoghi, come ascolto e vedo. La luce, il metodo: filmare poco e ritornare. Usare la telecamera in modo velato. Su questa base hanno lavorato i giovani operatori: persone che non sono di questo territorio, lo hanno invaso e si sono lasciati invadere, per poi scegliere un dettaglio, un particolare, un suono, una idea.
Marie Audiffren, Gabriella Denisi, Giovanni Linguiti, Luca Ciriello, Isabella Mari, Daniele Pallotta, Antonio Longobardi, Alessandro Freschi