Note di regia di "L'Anima Errante"
Questo cortometraggio vuole analizzare un certo tipo di figura femminile, mistica, irrazionale, una donna che vede quello che gli altri non vedono. In gergo tecnico, oggi, si parlerebbe di deviante, un termine che poggia soprattutto sull’esclusione dal mondo del lavoro. In questa occasione ho focalizzato l’attenzione su una versione giovane, bambinesca, di questo tipo di donna che molto mi interessa e che continuerò ad approfondire per riuscire un giorno, spero, a renderne con il mezzo del video la sconfinata forza vitale e la natura magnetica. Chiara cerca un contatto umano, nel senso più spoglio e semplice del termine, ma facendo i conti con le dinamiche della vita attiva è continuamente respinta. Il gioco è cancellato dal lavoro, il rapporto amicale da quello professionale.
Nessuno ha tempo da perdere con lei/come lei. Di mezzo ci sono i farmaci, che amplificano le emozioni e rendono l’esperienza di Chiara sempre più alienante. Le sue manifestazioni, spesso giocose e di approccio impacciato all’altro, finiscono per indispettire o per non essere comprese. Passa il messaggio che lei voglia infastidire. Poi emergono anche le molteplici reazioni che le persone hanno all’altro: dal categorico rifiuto all’ipocrita gentilezza, dall’indifferenza a rari casi di solidarietà. Allora la città diventa un deserto in cui ci si perde, e i frequenti campi lunghi devono rendere lo smarrimento del personaggio che non sa dove dirigersi, va alla deriva sempre più confusamente, cercando qualcosa che forse neppure esiste. Allora si mette in discussione la vita, perché se non si possono avere rapporti umani sinceri potrebbe non valere neanche la pena andare avanti. Finisce che si è uno contro tutti, e che si deve decidere se intraprendere o meno una battaglia in cui si parte nettamente svantaggiati.
Alberto Brizioli