PAOLO CONTE, VIA CON ME - Ritratto di uno scrittore di paesaggi
Difficile inquadrare un artista e un personaggio come
Paolo Conte: cantautore, paroliere, pittore, avvocato, autore di canzoni inno come “Via con me”, “Messico e nuvole”, “Azzurro”, “Insieme a te non ci sto più”, “Onda su onda”, solo per citarne alcune. “Le chic et le charm” come recita una sua canzone, Conte è fascino e mistero, amatissimo in patria come all’estero.
Il regista
Giorgio Verdelli riesce nella non facile impresa di raccontare l’uomo e l’artista rispecchiando la sua personalità e il suo estro attraverso una regia dinamica, libera, non didascalica. Una topolino amaranto, altro celebre brano del cantautore, attraversa i 100 minuti del docufilm tra le strade di Asti, città natale di Paolo Conte intervistato dal regista che si racconta ripercorrendo 50 anni di carriera attraverso aneddoti molti esilaranti, ricordi, battute, riflessioni sulle sue canzoni.
E alle immagini e video di repertorio di vecchie interviste e di concerti, l’ultimo nel 2019 al San Carlo di Napoli, si alternano le testimonianze di colleghi illustri come
Francesco De Gregori, Renzo Arbore, Caterina Caselli e di artisti, musicisti, amici e ammiratori come
Roberto Benigni, Pupi Avati, Luca Zingaretti (voce narrante del documentario),
Isabella Rossellini, Vincenzo Mollica, Jane Birkin, Stefano Bollani e Vinicio Capossela il quale parafrasando un suo brano afferma: “Come la lucertola è il riassunto del coccodrillo, così Paolo Conte è il riassunto della musica”.
“Paolo Conte, Via con me” è il brioso ritratto di uno “scrittore di paesaggi” che ha saputo mescolare nei suoi testi l’ironico e il romantico, il mistero alle vicende di “eroi perdenti”, moti interiori a bellissime suggestioni visive degne di una sceneggiatura cinematografica, dando vita a brani indimenticabili. “Non cercate significati nelle sue composizioni, è il significato primo, la canzone per la canzone”, spiega Benigni. Un ritratto che sottolinea la tendenza di Paolo Conte a rifuggire la celebrazione di sé e della sua arte: “Io sono solo l’avvocato difensore delle mie canzoni”.
Un documentario che non si rivolge solo agli appassionati della musica di Paolo Conte ma a chiunque ami la musica e l’arte e voglia scoprire, aldilà delle canzoni che sono entrare a far parte in qualche modo della vita di tutti, un artista unico, speciale, a tratti criptico, il quale, all’inizio della sua carriera, ai giornalisti francesi che gli chiedevano di definirsi in poche parole rispose con la sua pungente e geniale ironia: “Confusione mentale di fine secolo”.
28/09/2020, 09:05
Caterina Sabato