Note di regia di "We are the Thousand"
Questo film nasce dalla necessità di raccontare una storia incredibile che ho vissuto in prima persona e che mi ha travolto fin dal primo momento. Conosco l’ideatore del progetto, Fabio Zaffagnini, dai tempi dell’università e quando gli è venuta in mente l’idea, decisamente folle, di riunire mille persone per far suonare loro una canzone della sua rock band preferita, sono stata una delle prime persone a cui l’ha raccontata. L’obiettivo era ambizioso: convincere i Foo Fighters, una delle band più famose al mondo, a venire a suonare a Cesena, la nostra cittadina natale. Per convincerli dovevamo realizzare un video di una performance “unica” che li omaggiasse… e dopo il video avremmo dovuto scongiurarli pubblicamente, tentando di convincerli a suonare in un palazzetto dello sport minuscolo. In fondo, cercava di convincermi Fabio, chi mai aveva raggruppato mille persone in un campo e le aveva fatte suonare simultaneamente? Nessuno! Ecco, allora dovevamo farlo noi. Fabio mi ha quindi proposto di occuparmi di tutta la parte audiovisiva dell’operazione. A dire la verità, questa follia mi entusiasmava, così mi sono buttata a capofitto nel progetto. Sentivo che quella pazzia sarebbe comunque rimasta una grande storia da raccontare ai miei nipoti, anche nell’eventualità che avessimo fallito, e così ho iniziato a documentarla. Giorno per giorno, senza sapere dove ci avrebbe portato. All’inizio non c’erano soldi. Spesso avevo solo il mio iPhone con cui documentare. Filmavamo con una Canon 5D i nostri primi incontri, le riunioni, ore e ore di discussioni su come organizzare un evento tecnicamente molto complesso. Il materiale dei primi mesi è quindi materiale inedito, scomposto, eterogeneo. Dopo il primo straordinario evento e dopo il rilascio su Youtube del primo video che ho realizzato, la cover di “Learn To Fly” dei Foo Fighters, la situazione si è complicata in maniera sorprendente: il video ha fatto il giro del mondo, è diventato virale e tutti i Media hanno iniziato a parlare dell’impresa dei Mille. Solo in quel momento mi sono resa conto davvero che quella storia doveva diventare un film. Quando si racconta una storia in divenire, e tu la osservi, e la filmi mentre succede, non sai dove arriverà e dove ti porterà. Credo che questa sia la bellezza del documentario, ed in particolare di storie come queste, fatte di persone e di sogni, di gioie e di fallimenti, storie che sono aperte, senza un finale…. o forse sì? Quando i Foo Fighters hanno visto il video-tributo che gli avevamo fatto, hanno accettato di venire a tenere un concerto solo per i Rockin’1000: eccomi servita. Mi trovavo di fronte all’happy ending perfetto. Eppure… Eppure la notte stessa del concerto “privato” che i Foo Fighters ci hanno regalato, ho capito che non dovevo fermarmi. La storia dei Rockin’1000 era appena incominciata… loro, infatti, dopo quell’esperienza si sono sentiti parte di una vera band e volevano suonare ancora! Questo mi ha spinto a conoscere uno ad uno i mille musicisti: persone che non si conoscevano tra di loro, ma che si erano rese disponibili a viaggiare per diverse centinaia di chilometri pur di raggiungere il luogo dell’evento e suonare assieme. Ho incontrato ragazzi giovanissimi, musicisti di strada, cantanti liriche, punk, metallari, bluesman professionisti: una varietà di profili molto diversi per età, genere e vocazione. Ho ascoltato le loro storie personali e ho cercato di creare un racconto corale che si concentrasse sul potere della musica e sulla devozione che è in grado di generare. La sfida più grande è stata riuscire a distillare l’essenziale di un sentimento collettivo che partendo da un campo d’erba di una piccola cittadina di provincia è riuscito a dare vita ad un progetto ambizioso, quello della rock band più numerosa del pianeta. WE ARE THE THOUSAND - L’INCREDIBILE STORIA DI ROCKIN’1000 è un inno d’amore al potere liberatorio della musica. Il brivido che provocano 250 batterie che suonano perfettamente a sync è qualcosa di molto simile alla vertigine. Una vertigine positiva e benefica. Da provare almeno una volta nella vita.
Anita Rivaroli