FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - "Cosa Sara'" chiude la Festa 2020
Bruno Salvati è un regista in crisi che aspetta invano l’inizio della produzione del suo nuovo film, si è separato da poco dalla moglie e non è di certo un padre attento e affidabile per i suoi due figli, Adele e Tito. Un giorno, per un caso fortuito, Bruno scopre di avere la leucemia e da quel momento inizia un percorso tortuoso alla ricerca di un donatore di cellule staminali compatibile, sostenuto dalla sua famiglia e da un’ematologa caparbia e positiva.
Una vicenda autobiografica quella di
Cosa sarà per il regista
Francesco Bruni che porta sul grande schermo le sue sensazioni, paure e riflessioni sulla malattia che ha affrontato e, si spera, risolto definitivamente. Kim Rossi Stuart, che ha anche collaborato alla sceneggiatura, veste i panni dell’alter ego del regista e ci mostra le diverse fasi della malattia: lo sconcerto iniziale saputa la diagnosi di quello che doveva essere un semplice controllo, metabolizzare la notizia, cercare un donatore compatibile in famiglia, la chemioterapia, il dolore fisico.
Tra flashback della sua infanzia, ricordi, visioni deliranti della madre da giovane dopo le sedute di chemio, confronti dolorosi con i figli e nuove consapevolezze, Francesco Bruni ci consegna un ritratto onesto, misurato e commovente della sua esperienza da malato al quale aggiunge tanta ironia e leggerezza, peculiarità della sua filmografia, che
Kim Rossi Stuart riesce a “vestire” bene. Una vita in bilico, come Bruno su un cornicione in uno dei suoi stati di semi incoscienza, tra la voglia di farcela, “Io col cazzo che muoio!”, e la paura di cadere definitivamente.
Quella di Bruni è una “trasposizione” in parte romanzata alla quale ha aggiunto degli elementi di fantasia, come il personaggio di Fiorella che si rivela carico di un messaggio di speranza e di bellezza interpretato dall’intensa
Barbara Ronchi. Il tema della malattia, della degenza, dello stallo doloroso che può dare alla vita di chiunque era già stato trattato con intelligenza e umorismo nella serie tv
La linea verticale del compianto
Mattia Torre al quale il film è dedicato, e anche Bruni riesce nell’intento di comunicare il dramma profondo dei malati e di raccontare anche una storia familiare universale con i parenti che devono fingere forza e non possono permettersi il lusso di piangere come è “costretta” a fare la figlia di Bruno, Adele, in netto contrasto con il pianto catartico finale del padre nel quale tutti ci possiamo ritrovare.
25/10/2020, 10:29
Caterina Sabato