IL TALENTO DEL CALABRONE - Non dovrebbe, ma vola...
"
Il Talento del Calabrone" è l’esempio di quanto oggi la tecnica cinematografica sia diffusa e dunque è proprio il sostantivo presente nel titolo l’elemento indispensabile per fare la differenza.
Il film di
Giacomo Cimini, ambientato negli studi di una radio nazionale che trasmette da Milano, sfrutta la suspance creata dalla distanza tra speaker e ascoltatore già spesso usata nel cinema ma che in questo caso, probabilmente a causa dell’eccessiva estensione del prologo, non riesce a far scattare l’attenzione e la partecipazione dello spettatore. Forse perché anche i personaggi appaiono un po’ grossolani, disegnati su poche caratteristiche forti che emergono sia dai dialoghi troppo sequenziali, sia dalle caratteristiche estetiche molto diverse e singolari. Ognuno ha il suo spazio, il suo ruolo, la sua battuta detta a memoria, subito dopo quella dell’altro, con l’effetto di rinchiudere i personaggi in spazi ristretti, identificabili ma di scarso fascino.
Sergio Castellitto, che rimane chiuso nella sua automobile per l’intera durata del film, sembra l’unico credibile e misurato, capace, anche grazie ad alcuni flashback di motivare e giustificare lo sviluppo del suo carattere.
Lorenzo Richelmy, il dj Steph, sta anche lui fisso alla postazione da disk jockey con voce anni 80, ipotetica star della radio incastrata a subire il folle ricatto del maniaco. Ci prova ad essere bello, bravo e dannato ma finisce per sembrare soltanto antipatico.
Anna Foglietta è il colonnello dell’Arma Rosa Amidei (nome popolare per un grado conquistato con merito), in abito da sera rosso fuoco e fondina ascellare con Beretta 92 annessa, che riesce a mandare in totale confusione la gestione della pericolosa emergenza.
Anche
David Coco, come Castellitto, appare misurato e credibile nei panni del capitano dei Carabinieri.
16/11/2020, 12:46