RITA LEVI MONTALCINI - La scienza, la passione, la dedizione
Al culmine della sua carriera scientifica nel 1986 la neurologa
Rita Levi - Montalcini riceve il Premio Nobel per la medicina, il più grande riconoscimento nel suo campo che per la scienziata non divenne un punto di arrivo ma un monito per continuare i suoi studi e per trovare finalmente un’applicazione clinica alla sua scoperta scientifica: il Fattore di Accrescimento Nervoso (NGF).
Il film tv diretto da
Alberto Negrin e scritto dallo stesso regista e da
Roberto Jannone, Francesco Massaro e Monica Zapelli, mescola la realtà alla finzione per dare un ritratto più sincero possibile della scienziata: la vicenda di fantasia della piccola Elena che rischia la cecità, il cui caso viene preso a cuore da Levi - Montalcini, infatti, è un espediente per raccontare l’impegno e la passione con i quali la studiosa cercò di rendere le cure compassionevoli delle vere e proprie pratiche cliniche, cosa che è avvenuta anni dopo. Inoltre ne viene fuori l’immagine di una scienziata proiettata sempre verso il futuro, incapace di sedersi sugli allori, che condivideva l’entusiasmo della ricerca insieme ai suoi giovani collaboratori dei quali amava circondarsi. Nei flashback che la vedono giovane studentessa di medicina prima del secondo conflitto mondiale in una classe di soli uomini si evince tutta la caparbietà del futuro Premio Nobel di darsi completamente allo studio e al lavoro, sacrificando la sua vita personale, rinunciando a essere moglie e magari madre, in un periodo nel quale “una donna non poteva essere tutto”. È uno degli aspetti più interessanti di questa fiction che fa riflettere sul ruolo della donna in passato e sulle conquiste raggiunte grazie a personalità come Rita Levi - Montalcini e su quanta strada ancora c’è da fare da parte delle donne per scrollarsi di dosso discriminazioni e denigranti clichés.
Elena Sofia Ricci, invecchiata senza innaturali trucci posticci, interpreta la neuroscienziata evitando il rischio di farne una macchietta ma consegnando tutta la passione, il piglio e l’ironia che caratterizzavano la Montalcini.
Questi aspetti positivi non nascondono, però, gli atavici problemi che purtroppo investono gran parte della fiction Rai che sembra ancora lontana dalla modernità, se escludiamo alcuni felici esempi, incapace di dare spessore soprattutto in film e serie che come in “Rita Levi - Montalcini” raccontano i protagonisti della storia del nostro Paese: la sceneggiatura è approssimativa e impregnata di eccessivo melodramma come succede, per fare un esempio, con i genitori della piccola Elena, la solita coppia povera, mesta, disperata che ripete costantemente alla figlia quanto le vogliano bene. Un film bozzettistico, buonista che sicuramente non attirerà l’attenzione del pubblico giovane, cosa che sicuramente avrebbe sperato la stessa Rita Levi - Montalcini così vicina ai ragazzi come viene sottolineato nella fiction, ed è un’occasione persa per farla conoscere alle nuove generazioni che forse ignorano l’importanza delle sue scoperte.
All’inizio del film la protagonista prima di ricevere il Nobel cita la Regina Elisabetta II e il pensiero non può non andare alla serie di grande successo Netflix “The Crown” che racconta ad altissimi livelli la storia della sovrana e del suo regno, una lezione fulgida di fiction che racconta puntualmente la realtà e la storia che in Italia non si riesce ancora ad assorbire totalmente.
20/11/2020, 13:00
Caterina Sabato