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Note di regia di "Quasi Ora"


Note di regia di
Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni”.
Queste parole pungenti, graffianti come artigli acuminati come solo le parole dei grandi intellettuali sanno essere, sono di Pier Paolo Pasolini. Sono state scritte in un’epoca e un ambiente storico molto diverso da quello odierno, eppure sono più che mai vere e attendibili anche oggi. Soprattutto oggi.
Viviamo, specialmente nella nostra Italia, un’epoca piuttosto strana. Siamo bombardati dall’informazione, da ciò che ci accade intorno ogni singolo momento della nostra vista tramite dispositivi portatili quali smartphone, tablet, computer, tramite cui abbiamo accesso continuo a informazioni storiche, spiegazioni su monumenti, avvisi su eventi culturali, nozioni geografiche, insomma dovremmo essere gli uomini più liberi e saccenti della Terra, e dovremmo essere fieri di questa nostra libertà, farne un fondamento preziosissimo delle nostre esistenze. Eppure non è così. La diamo ormai per scontata questa nostra libertà. Come una relazione stanca ce la trasciniamo dietro quasi con noia, ci sembra a tratti addirittura ingombrante e impegnativa nella responsabilità che essa richiede e allora ecco che cominciamo ad essere attratti, ad ascoltare, a delegare la nostra libertà a chi ci dice di pensare per noi, agire per noi, trovare soluzioni per noi al posto nostro. Perché accade questo? Perché siamo un popolo senza memoria, appunto. Non la conosciamo più la nostra libertà, non sappiamo più chi sia, da dove venga, quali sono i suoi valori. Ce la teniamo lì ferma, come un soprammobile, come un qualcosa di cui abbiamo perso il libretto di istruzioni e non sappiamo usare. Non sappiamo quasi più niente di lei, da cosa e da chi ci ha liberato, quali sono stati e quali sono i suoi insegnamenti.
E stiamo parlando di non tantissimo tempo fa.
In questo clima di assopimento culturale e dimenticanza storica è facile commettere gli stessi errori, ricadere negli stessi tranelli degli accentratori autoritari, sempre presenti in ogni epoca e in ogni situazione, che proprio nella stanchezza popolare, nei momenti di bassa guardia tentano di prendere il sopravvento. E così senza che nemmeno ce ne accorgiamo assorbiamo lentamente la propaganda di queste persone, ci avveleniamo nei sentimenti di
odio e di disunione che spargono in giro, ed ecco che la nostra democrazia si indebolisce sempre più, senza rumore, senza avvertimento.

Il cortometraggio “Quasi Ora” parte proprio da queste considerazioni, e da queste analisi trova il suo input narrativo. Il film, che inizia in una stanza buia senza tempo e senza luogo, dove è presente solo un uomo in preda ai suoi pensieri, gioca continuamente sulla
mescolanza temporale in cui il dove e il quando non sono più distinti. Tutta la prima parte del cortometraggio, come nel suo titolo, gioca costantemente sul doppio significato delle parole e dei luoghi, facendo calare lo spettatore in una sorta di continuo misunderstanding visivo e sonoro, a sostenere il rischio del ripetersi della storia se non siamo più in grado di padroneggiarla, di comprenderla.
A proposito di memoria, nella stesura dei dialoghi mi sono ispirato ad alcuni pensieri della senatrice Liliana Segre, personaggio preziosissimo, memoria storica di come abbiamo conquistato la nostra libertà uscendo dal buio di una dittatura. E di come un popolo si sia sollevato con furore e fierezza da questa sua oppressione e abbia combattuto, a costo delle sue stesse vite, per un futuro libero e democratico. Una memoria preziosissima da diffondere, una responsabilità che dobbiamo avere affinché tale storia insegni il suo valore alle generazioni future e non permetta più alla natura dell’uomo di spostarsi nella sua zona grigia, nei luoghi d’ombra dove l’umanità rischia di scomparire in oscuri confini dove il bene ed il male non sono più distinti.

Luigi Pane