Note di produzione di "Tutto è qui"
L’idea del documentario muove dalla necessità di raccontare un evento che ha cambiato per sempre un territorio e la vita di chi lo abitava: il terremoto. Quello del 2016, il peggiore che abbia mai sconvolto il centro Italia, dieci volte più disastroso di quello del 1997. Il territorio è quello della regista, nata e cresciuta nelle Marche. Per fare ciò questo film si affida ad un punto di vista inedito, quello dei bambini. Mai come in questo caso i bambini sono lo specchio di quello che avviene nella società, sono coloro che subiscono quello che avviene attorno a loro e spesso sono i meno ascoltati, insieme agli anziani. Tutto è qui costituisce un lavoro di impegno civile, che intende proiettare una luce su quello che sta avvenendo in un piccolo borgo del centro Italia. In un contesto storico e sociale in cui sembra impossibile trovare una reazione di fronte alla violenta forza della natura, sono i bambini a darci una riposta, con il loro sguardo ingenuo ma ottimista nei confronti del futuro. Una lezione che il dibattito pubblico e politico, fermo su discussioni che riguardano l’economia, i finanziamenti, la ricostruzione, le polemiche, faticano ad accogliere. Per questo motivo compito dei produttori è produrre un’opera di impegno civile che attraverso tutta una serie di iniziative, già pianificate, possa raggiungere target specifici su tutto il territorio italiano. L’intento inoltre è di mantenere viva questa attenzione con un racconto partendo da ciò che è stato ma anche con un intento poetico, con l’invito a guardare il mondo e gli eventi con gli occhi dei bambini.