FORTUNA - In sala dal 27 maggio
Ѐ la storia di Nancy (
Cristina Magnotti), una bambina che soffre di un disturbo post traumatico, grazie ai suoi silenzi e ai suoi disegni, si sospetta sia stato causato da un ipotetico abuso, ma il “non detto” regna sovrano in tutto il film. Nancy si domanda il perché la chiamino tutti così, mentre il suo nome è Fortuna. Proprio a causa del suo atteggiamento rifiutante e del suo misterioso mutismo, la bambina è in cura da una atipica psicologa, fastidiosamente distaccata, poco empatica e distratta (
Pina Turco), che la segue svogliatamente nel tentativo di sbloccare la sua memoria.
La storia di Nancy/Fortuna, si svolge all’interno di uno strano palazzone fatiscente nella periferia napoletana, i suoi apprensivi e preoccupatissimi genitori Rita (
Valeria Golino) e Pietro (
Libero De Rienzo) cercano di renderle la vita il più normale possibile. Sono preoccupati soprattutto dall’ipotesi che possa aver subito un pesante trauma psicologico legato a qualcosa che ha distrutto il suo equilibrio psicofisico, forse una violenza, tanto che non la lasciano mai sola e la circondano di attenzioni temendo peggioramenti. Quando la piccola va a giocare con due suoi amichetti Anna e Nicola sull’enorme terrazzo condominiale, i due la chiamano Fortuna, e non Nancy, e la istruiscono sulla possibilità di tornare presto sul suo pianeta, quando a mezzanotte scenderanno a prenderla con l’astronave.
Alla paura dei giganti dell'astronave si somma il timore di un paio di ragazzetti che salgono sul terrazzo e bullizzano i tre bambini. Fin qui tutto nella norma, fino a quando la situazione si ribalta totalmente, un transfert tipico di trasposizione inconsapevole, in cui la psicologa diventa sua madre e la madre la psicologa, il padre sparisce dalla scena, mentre altri loschi personaggi si palesano sul surreale terrazzo dei misteri, orribilmente coinvolti in drammatici eventi che denunciano il male nascosto nelle trame del palazzo.
Il gomitolo del film si dipana seguendo un filo poco chiaro, difficile da seguire, che costringe lo spettatore all’interno di una rappresentazione onirica esageratamente fantasiosa, in cui, probabilmente, si compie un viaggio introspettivo e immaginario nella personalità di bambini vittime di abusi che ci porta in un mondo della fantasia al negativo, un mondo strano fatto di lunghi corridoi, di uffici deserti, di case arredate anni 70, un mondo di piccoli esseri indifesi, costretti a tacere le loro angosce, con l’impossibilità di rivelare anche a se stessi l’evidenza di essere i soggetti materiali della violenza.
L’intenzione del regista e sceneggiatore Nicolangelo Gerolmini è quella di rimanere nell’onirico e di non entrare nei reali particolari di cronaca. In verità il racconto si ispira alla storia vera di Fortuna Loffredo e chissà, forse era intenzionale anche che lo si capisse soltanto alla fine e solo grazie alle spiegazioni scritte nei titoli di coda.
Girato con il patrocinio ufficiale di Save the Children, è una produzione Dazzle Communication con Indigo Film e Rai Cinema, il film è distribuito da I Wonder Pictures.
26/05/2021, 08:37
Silvia Amadio