FILM FESTIVAL DELLA LESSINIA 27 - Presentato il programma
Guarda in alto il Film Festival della Lessinia. Nel tempo dell’incertezza causata dalla pandemia, la ventisettesima edizione della rassegna cinematografica internazionale dedicata alla vita, alla storia e alle tradizioni delle montagne del mondo torna in scena dal 20 al 29 agosto 2021. Evento in presenza al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova (Verona), nel rispetto delle norme di sicurezza Covid-19, e on line su MyMovies, la più importante piattaforma italiana dello streaming, in una sala virtuale in cui seguire la programmazione da tutto il territorio nazionale.
Al tempo stesso, il Festival guarda al futuro e si conferma essere un osservatorio del mondo e sul mondo, in particolare nel raccogliere le evoluzioni che avvengono nella società e nelle terre alte fino ad allargare lo sguardo ai cambiamenti che stanno interessando il pianeta, sottolineando l’urgenza della sua necessaria salvaguardia.
Ecologia e ambiente sono tematiche che in varie declinazioni attraversano i film, le presentazioni editoriali del ciclo di incontri Parole Alte realizzati in collaborazione con l’Università degli Studi di Verona, le attività in sala e i laboratori didattici pensati per i più piccoli, le escursioni alla scoperta del territorio. Se nel 2020 il programma si era limitato a quello cinematografico, pur ricco, quest’anno la Piazza del Festival, seppure con allestimenti ridotti, ricomincia a vivere. Dall’esterno alle poltrone del Teatro Vittoria, protagonista della manifestazione scaligera è comunque il cinema.
I FILM
L’edizione 2021 si apre con February di Kamen Kalev, film che porta a incontrare Petar: la giovinezza di pastore in servizio militare in un’isola sul mare, la scoperta della poesia, la quiete della vecchiaia in un gelido inverno nel ritorno sui monti. La rassegna inaugura la ventisettesima edizione con un’opera che mira dritto al cuore del tema che, da quasi tre decenni, illumina gli schermi della Lessinia: vivere sulle terre alte. Una proposta intensa (al Festival di Cannes nel 2020) a disegnare l’arco della vita umana che inizia e finisce nel grembo materno della montagna.
È il primo dei 66 film, di cui 24 in anteprima italiana, che il Festival presenta da 36 Paesi, dopo aver valutato 599 opere cinematografiche nell’anno più difficile per la ricerca internazionale, con una contrazione di produzioni dovuta all’emergenza sanitaria che non ha impedito comunque di “visitare” 81 Paesi dei cinque continenti. Sono 10 i lungometraggi e 13 i cortometraggi in Concorso, a contendersi rispettivamente la Lessinia d’Oro e la Lessinia d’Argento in un’edizione che, dopo la pausa forzata del 2020, vede ritornare a Bosco Chiesanuova la giuria internazionale oltre ai giurati dei premi speciali.
Tra ritorni e novità, nel concorso lungometraggi il nome una regista che ha segnato la storia del Festival: Marianne Chaud con L’Aventure a raccontare le esistenze sospese di migliaia di migranti che passano il periglioso confine tra Italia e Francia per trovare rifugio a Briançon. Accanto a lei, in una programmazione che si distingue al 50% per la presenza di registe donne, la spagnola Irene Gutiérrez con Entre perro y lobo che accompagna nella giungla cubana tre combattenti che rivivono l’esperienza di guerra in Angola; la marocchina Asmae El Moudir con The Postcard è sulle tracce della madre in un viaggio sulle montagne del Marocco alla scoperta delle proprie origini; la colombiana Viviana Gómez Echeverry con Entre fuego y agua porta alla conoscenza degli indigeni della tribù di Quillasinga.
A confermare l’attitudine del Festival a esplorare le vite del pianeta dalla prospettiva delle terre alte, i lungometraggi in Concorso conducono a 4mila metri sulle Ande argentine con Piedra sola di Alejandro Telémaco Tarraf, nelle miniere di zolfo di Java con Mbah Jhiwo di Alvaro Gurrea, sull’altopiano dell’Uttarakhand in India con Fire in the Mountains di Ajitpal Singh; e ancora in India, in un remoto villaggio senza nome alla ricerca di un terremoto che non c’è stato con Nilanadukkam di Balaji Vembu Chelli, infine sulle montagne “di casa” dei Grigioni svizzeri con Davos di Daniel Hoesl e Julia Niemann.
La selezione di corto e medio metraggi evidenzia una programmazione che dà spazio alle giovani generazioni di registi e registe. Uno sguardo che muta, come cambiano le tradizioni e le abitudini della vita montana, mettendo a confronto cambiamenti climatici e tecnologia, strapotere mediatico e ingiustizia. Nelle risaie all’ombra del Doi Inthanon, la vetta più alta della Thailandia, è ambientato Teuga di Tatsuki Shirai, in un Nepal quasi onirico The Big Headed Boy, Shamans and Samurais di Bibhusan Basnet e Pooja Gurung, su un promontorio selvaggio della Serra dos Mangues in Portogallo La voie dub erger di Sylvain Ferrari; Haeberli sfida con uno stile di vita eccentrico la sua St. Moritz della ricca e turistica svizzera nel ritratto che gli riserva Moritz Müller-Preißer.
Il Film Festival della Lessinia dedica in quest’edizione uno spazio rilevante alle opere che affrontano le tematiche ambientali, del cambiamento climatico, del rapporto tra l’Uomo e il pianeta Terra. I tempi green contaminano l’intera programmazione, dal Concorso ai film per bambini e ragazzi, ma hanno una loro speciale evidenza nella sezione FFDL Green che compete per il premio “Log to Green Movie Award” la cui giuria è chiamata a valutare film provenienti da Italia, Cile, Regno Unito, Portogallo, Francia, Argentina, Bolivia, Norvegia, Svezia, Danimarca.
Provoca sulla stupidità umana Icemeltland Park di Liliana Colombo davanti al dramma dello scioglimento dei ghiacciai che dovrebbe suscitare ben altro che risate ebeti; racconta delle lotte contro la gestione privata delle risorse idriche in Cile Siluetas de agua di Violeta Paus, mentre il portoghese Raquel Castro accompagna nella dimensione del silenzio e dell’assordante suono delle città in Soa, mentre Lionel Roux descrive i pastori del futuro in Les bergers du futur. E ancora: Leonardo Panizza scala, a provocare il nostro pensiero, una montagna di rifiuti in Primascesa. La montagna creata dall’uomo, Erlend Eirik Mo descrive in Rejsen til Utopia la scelta di trasferirsi a “Permatopia”, comunità autosufficiente dal punto di vista energetico che produce agricoltura biologica.
Completano il programma cinematografico le sei opere della sezione Montagne Italiane che tratteggiano i ritratti di Virginie, Marcel e Valentin protagonisti di un ritorno in quota senza stereotipi ma come scelta politica e spirituale (in Le terre alte di Andrea Zambelli e Andrea Zanoli); del giovane Antonio nella ritualità delle aspre alture calabresi (in Accamòra di Emanuele Muzzupappa); dei ragazzi e delle ragazze della comunità di Villa Santa Rita nella Lessinia orientale di Crespadoro (in Marana di Giovanni Benini e Davide Provolo); di Matteo Righetto nella narrazione delle baite tra i boschi di Fodòm e della Valle di Colle Santa Lucia.
Il Festival rende infine omaggio al regista coreano Kim ki-Duk, scomparso nel dicembre del 2020, con il suo potente Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera a chiudere il cerchio con il film di apertura e raccontando di nuovo le stagioni della vita di un uomo, un monaco buddhista nel suo eremo sul lago nel cuore di un’incontaminata foresta.
FFDL+
La tematica ambientale caratterizza profondamente anche la sezione FFDL+, rassegna nella rassegna per bambini e ragazzi, che porta il pubblico dei piccoli affezionati al Film Festival della Lessinia in un avventuroso giro per il mondo attraverso 29 film da 15 nazioni vicine e lontane.
A partire da Migrants che fonde il tema delle migrazioni con il disgelo ai poli e la migrazione degli orsi bianchi alla ricerca di nuovi ambienti in cui vivere. Stesso tema, con taglio però ironico, per Polarbarry: intraprendente orso bianco vlogger che intervista gli orsi bianchi rilassati al sole tra qualunquismo e noncuranza. E per il norvegese Ursa in cui il viaggio di un piccolo orso bianco alla ricerca della mamma si fonde con la poesia di canti tradizionali che raccontano della nascita delle costellazioni dell’Orsa maggiore e minore.
C’è poi il delicato Bosquecito, in cui la sensibilità di una bambina ricorda l’importanza di combattere la deforestazione per prevenire le alluvioni che flagellano le Sierras Chicas, nel cuore dell’Argentina. Dalle giovani generazioni arriva il grido d’allarme per la crisi climatica in Now. Weather is Lovely che fa capire come l’illusione umana di controllare tutto, pure gli eventi atmosferici, sia pura fantascienza. Urge invece il ritorno a un rapporto armonico con la natura, come descritto dal poetico Altaï e dalla voce di una nonna della Mongolia nell’onirico The Fourfold.
Armonia è musica e allora ascoltiamo il concerto di Maestro, Bémol, Zvuky Spoza Luky e dello spassoso Symphonie en Bêêêêê (Majeur). Il rispetto di tutti, piccoli e grandi, è il prezioso messaggio del delizioso Kleiner Größer Bär, disegnato interamente a mano dalla regista che ha rifiutato ogni aiuto dalla grafica digitale. Infine Bär, Pod Mrakem, Baba Yaga y Malyshka sono puro divertimento.
PAROLE ALTE
Con il ciclo di incontri Parole Alte realizzati in collaborazione con l’ateneo scaligero, nel centenario dalla nascita, il Film Festival della Lessinia dedica un ricordo al “sergente nella neve” con il libro più appassionato e sincero pubblicato per questa ricorrenza: Mario Rigoni Stern. Un ritratto (Laterza) di Giuseppe Mendicino.
Tratta dell’ufficiale che guida i suoi uomini attraverso le steppe russe, dell’eterno esploratore dell’Altipiano dei Sette Comuni, del narratore che ha saputo restituire dignità letteraria alla vita degli umili e dei dimenticati dalla Storia. Alle parole si aggiungono fotografie e immagini scoperte negli archivi e mai prima d'ora pubblicate. oltre ai segreti di un’amicizia che l’autore svelerà.
Tra gli ospiti Matteo Righetto con la fiaba moderna I prati dopo di noi (Feltrinelli) sul mondo alla deriva, con il caldo che si fa sempre più torrido e la natura sconvolta negli equilibri, con conseguenze sulle esistenze di uomini e animali. Riporta l’attenzione sulla natura e sui cambiamenti climatici che stanno trasformando il paesaggio e l’ambiente montano Giovanni Baccolo, che in Lessinia presenta Piccoli ghiacciai alpini (Cierre). Non con la rassegnazione di chi sa di essere spettatore impotente di una tragedia annunciata, ma con la determinazione di chi è consapevole che raccontare significa ricordare e ricordare significa resistere.
E ancora Marco Albino Ferrari con un romanzo, Mia sconosciuta (Ponte alle Grazie), sulla madre: donna indipendente, ribelle e intensamente montanara, attratta dalle vette perché vi riconosce (e insegna al figlio a riconoscerla a sua volta) quell’autenticità che la vita bigotta e borghese non le voleva concedere.
29/07/2021, 16:19