VENEZIA 78 - "La Scuola Cattolica" Fuori Concorso
Roma, primi anni settanta. In una scuola cattolica maschile, un liceo in un quartiere residenziale della cosiddetta “Roma bene”, o almeno quella che si crede tale, studiano i giovani rampolli della borghesia romana: più che ricevere un’educazione basata sui valori e sulle relazioni tra le persone sono educati ad obbedire e a non dare fastidio, né alla scuola né, soprattutto, alle loro famiglie.
Gli esempi educativi che ricevono sono tutto fuorché virtuosi: genitori ricchi e impegnati o semplicemente troppo concentrati su loro stessi, insegnanti preti che vanno con le prostitute e che mettono a tacere atti crudeli di bullismo in cambio di cospicue donazioni all’istituto. Alcuni di questi ex studenti saranno i responsabili di uno dei crimini più efferati e atroci degli anni settanta:
il delitto del Circeo.
Il film "
La scuola cattolica", ben diretto da
Stefano Mordini con un cast di eccezione tra cui spiccano
Valentina Cervi, Valeria Golino, Jasmine Trinca, Riccardo Scamarcio e la sempre bravissima
Benedetta Porcaroli, è tratto dal romanzo omonimo e autobiografico di
Edoardo Albinati, che frequentò quello stesso liceo in quegli stessi: il contesto culturale e sociale che ci descrive è quello in cui è nato e si è sviluppato il germe di una violenza che ha sconvolto e continua ancora oggi a sconvolgere chiunque ne venga a conoscenza, nonostante siano passati quasi cinquant’anni.
Il film soprattutto ci dice che qualcosa non funziona nella società, nell’educazione degli uomini e apre il dibattito importante su interrogativi filosofici e culturali. Domande secolari per gli esseri umani: chi siamo noi? Ci conosciamo veramente? Cosa determina le nostre scelte? Cosa ci fa diventare dei mostri o delle persone per bene? Quanto c’è di genetico e quanto di culturale e ambientale nelle nostre decisioni e nei nostri comportamenti?
Ci si chiede, non senza una certa rabbia, una frustrazione, se poteva essere evitato tutto questo, con un’educazione diversa di questi ragazzi, di questi giovani uomini. Se sarebbe stato possibile correggere, reindirizzare verso il giusto, o il bene.
Oggi sappiamo che uno degli assassini, uscito di galera per buona condotta, dopo trent’anni ha commesso lo stesso atroce crimine e allora ci si chiede se anche il sistema abbia fallito anche nelle sue valutazioni, nel non aver saputo, ancora una volta, riconoscere la pericolosità sociale di un individuo e quale sia il compito, la responsabilità, di una società strutturata come la nostra davanti al tragico orrore.
06/09/2021, 22:30
Beatrice Tomassetti