SICILIA QUEER 12 - Rita Casdia e Tomaso
De Luca alla sezione Arti Visive
Sempre attento ad esplorare le relazioni tra il mondo del cinema e quello delle arti visive, l'edizione 2022 del
Sicilia Queer filmfest, in programma a Palermo dal 30 maggio al 5 giugno, presenta la mostra Rita Casdia. Eden, a cura di Antonio Leone e Paola Nicita - allestita presso il Museo Riso dal 27 maggio al 27 giugno; e l'installazione A Week’s Notice di Tomaso De Luca, a cura di Donato Faruolo - visibile presso lo spazio Haus der Kunst (Cantieri Culturali alla Zisa) dal 29 maggio al 5 giugno.
Rita Casdia. Eden
La ricerca di Rita Casdia si concentra principalmente sui meccanismi elementari dei sentimenti, con uno sguardo attento alle dinamiche generate dai legami affettivi. La messa in scena di questi mondi emozionali si snoda attraverso una struttura narrativa spezzata e disinibita dove si condensano citazioni all’iconografia classica, elementi casuali, quotidianità spicciola, riferimenti al vissuto dell'artista e alla sua produzione onirica. La video animazione, il disegno e la scultura sono elementi che coesistono nelle installazioni dell’artista, articolandone l’universo espressivo in funzione della complessità dei contenuti emozionali e simbolici tematizzati.
Il focus delle recenti opere di Casdia è il processo di cambiamento, mutazione, di trasformazione in altro, colto nel suo atto di potenza. Nei lavori in mostra, disegni, video e sculture, l'artista mette in scena un Eden di creature in divenire; anatomie che sfuggono alla rigidità della determinatezza mostrandosi in eterna mutazione, soggetti fluidi, non necessariamente in cerca di un approdo, che potrebbe anche non arrivare mai. Come in Storie, 2021, 50 disegni, (inchiostro al gel su carta, 42X29,7cm), caratterizzati dalle presenza di figure antropomorfe, da colori molto vivaci – nell'inconfondibile stile dell'artista – che compongono un nuovo universo animato da piccole entità in metamorfosi. Sempre legato al tema delle metamorfosi e della rinascita, Unique double, 2021, (10 m lunghezza, diametro 90cm, peluche, ovatta, polimer clay), grande reperto invertebrato, un essere simbolico, ancestrale, anch'esso in divenire: un verme rosa, carnoso e morbido a due teste, che l'artista presenta nella sua trasformazione in atto, ancora non compiuta.
Fra i video in mostra anche Tree Story, 2021 (claymation, 3’20’’), video animazione realizzata in stop motion, in cui piccole sculture modellate in plastilina prendono vita per dare forma a meditazioni sulla genesi e il destino degli essere umani e sulla vita.
Tomaso De Luca – A Week’s Notice
A Week’s Notice, installazione video e sonora su tre canali vincitrice del Premio Maxxi Bvlgari 2020, trasforma l'architettura domestica in uno spazio disorientante, dove il senso di perdita e di precarietà diventano però elementi generativi di una ricostruzione.
L’opera parte proprio dalla necessità di creare un “finale alternativo” allo spietato fenomeno della gentrificazione dell’AIDS. Mentre la comunità omosessuale, che tra gli anni ’80 e ’90 fu la più colpita dall’epidemia, scompariva, il mercato vedeva in quella strage un’opportunità: mobili e beni personali venivano gettati per strada e gli appartamenti rimessi sul mercato per affittuari più sani e abbienti. Nel tentativo di riconquistare questo spazio perduto, l’artista presenta un’ode al disfacimento dell’architettura, fatto di miniature che volano, crollano e impazziscono, ricercando la bellezza nell’instabilità e facendo del trauma un territorio di creazione.
A Week's Notice prende ispirazione da una collezione di fotografie raccolte durante gli anni ’80 e ’90 da Patrick, il proprietario di Autoerotica, un sex shop di San Francisco attivo tutt’oggi. Si tratta di fotografie erotiche amatoriali, scattate dagli abitanti di Castro Market, zona storicamente occupata dalla comunità queer.
Quando l’AIDS comincia a diffondersi, nell’indifferenza generale delle istituzioni, la conta delle morti cresce quotidianamente. Si dava così inizio a ciò che Sarah Schulman chiama la gentrificazione dell’AIDS: si svuotano interi quartieri, quelli in cui la comunità LGBTQ si era insediata, intere zone urbane diventano improvvisamente disabitate.
Negli anni Patrick ha raccolto le fotografie appartenute a queste persone, spesso salvandole dalla strada o ricevendole in dono dagli amici dei defunti. Ciò ha permesso la sopravvivenza e la diffusione di una memoria che sarebbe altrimenti andata perduta. Le foto testimoniano la resilienza di una comunità davanti a un’epidemia (resa tale dalla politica), la perseveranza di una gioia e di una necessità vitalista, mentre la “macchina” – come l’avrebbe chiamata Audre Lorde – continuava imperterrita a macinare e inghiottire, abbandonando le persone e consegnandone all’oblio gli spazi, gli oggetti, i mobili.
04/05/2022, 10:43