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MINDEMIC - Opera zero di un regista a caccia d'ispirazione


L’opera prima di Giovanni Basso vede protagonista Giorgio Colangeli nei panni di un regista in crisi. Dal 15 giugno al cinema Mexico di Milano e dal 16 al 21 a Roma al Cinema Troisi. Una produzione Magnet Films, distribuito da Azimut Distribution.


MINDEMIC - Opera zero di un regista a caccia d'ispirazione
Giorgio Colangeli in "Mindemic (Opera zero)"
Nino è un regista settantenne, da anni non lavora e vive isolato nella sua casa, il cinema per lui è un ricordo lontano. Dopo che un misterioso evento traumatico ha interrotto la sua carriera, infatti, non ne vuole più sapere di girare un film, fino a quando il suo storico produttore Fredo gli propone di finanziare un suo nuovo lavoro a patto di scrivere la sceneggiatura in soli tre giorni. Per Nino comincerà un complesso flusso di coscienza alla ricerca dell’idea giusta per la sua opera zero in compagnia della sua Olivetti Lettera 32 e delle sue ossessioni.

"Mindemic (Opera Zero)" è il primo lungometraggio diretto da Giovanni Basso, un “esperimento” nato e diretto durante la pandemia. La storia di un regista solo, chiuso in casa, lontano da tutti e alle prese con allucinazioni e divagazioni rispecchia, infatti, una condizione che in parte abbiamo vissuto tutti durante i diversi lockdown. Sono stati tanti i film ispirati e girati con telefonini durante la pandemia, in questo caso in 4K con un telefono iPhone 8+, ma stavolta la riflessione non riguarda solo l’isolamento forzato ma il senso stesso del cinema e dell'arte. Nino è un artista in cerca di ispirazione e ha poco tempo per trovarla, e in questo suo vagare nei meandri della mente capirà molte cose sul cinema e soprattutto su sé stesso.

Giorgio Colangeli sostiene l’intero film in una performance sfrenata, allucinata, folle, arrivando a interpretare diversi personaggi, in un ruolo cucitogli addosso da Basso che ha scritto il film pensando proprio lui, e consegnando tutto il delirio e le incognite di Nino durante la stesura di quello che spera sarà il suo capolavoro. Il suo è un isolamento autoimposto che fa crescere in lui il seme di una sorta di follia che sembra nascere quando si perde il contatto con gli altri e forse con sé stessi, come è sembrato che accadesse a molti nei periodi di isolamento forzato.

Le suggestive musiche, le stesse del film del 1968 “La rivoluzione sessuale” di Riccardo Ghione composte da Teo Usuelli e acquisite da Basso, commentano in maniera coerente la crisi, le riflessioni e le epifanie del protagonista.

14/06/2022, 10:00

Caterina Sabato