NIGREDO - Opera prima tra pulp e soprannaturale
Bianca e Zeno, una pittrice, e un boss della malavita, sono due fratelli trentenni profondamente insoddisfatti, entrambi non sentono veramente il ruolo che la vita gli ha riservato. Bianca non vende neanche un quadro, Zeno non crede di avere la stoffa del padre nel portare avanti “l’azienda di famiglia”. Un giorno una serie inspiegabile di eventi al limite del soprannaturale sconvolge le loro vite, facendoli precipitare in una spirale di autodistruzione dalla quale non saranno certi di uscirne vivi.
La chiara ispirazione di "
Nigredo", e
Simone Riccardi non fa nulla per nasconderlo, è senza dubbio “Pulp Fiction”. Il film richiama, infatti, alla memoria i tanti, tipici personaggi della filmografia “tarantiniana”: il boss psicopatico, i suoi scagnozzi sempre in coppia, il killer metodico e implacabile, la donna fredda e letale con un passato traumatico, i lunghi e deliranti discorsi che strizzano l’occhio ai monologhi e ai dialoghi fiume tanto amati dal regista americano. E poi la divisione in capitoli, la cronologia frammentata, oggetti feticcio come lo è per Zeno una moderna versione del Game Boy, e ovviamente tanto sangue.
Niente di nuovo quindi, e tra l’altro sono tanti i film di giovani registi italiani che hanno omaggiato negli anni Tarantino in modi non sempre riusciti. In questo caso il risultato è decisamente buono, gli effetti visivi sono accurati, la storia è ben scritta dallo stesso regista in collaborazione con
Alex Lusignani (anche autore della colonna sonora) e
Edoardo Zuffetti, alcuni interpreti convincenti, in particolare
Alberto Sette che veste i panni del misterioso “Chirurgo”.
Ci si augura che dopo questa opera prima il regista, che ha dimostrato di essere preparato e appassionato, continui il suo percorso, sperimentando, però, nuove e originali idee.
24/06/2022, 09:51
Caterina Sabato