Note di regia di "Italia 1982, Una Storia Azzurra"
Estate 1982. L’Italia è una nazione divisa e in preda a una crisi economica, sociale e politica. Si sta per uscire dagli anni di piombo. Sono gli anni delle figurine Panini da collezionare e degli annuari di calcio da consultare. La voce di Franco Battiato urla dalle finestre sempre spalancate. E Cuccurucucù diventa un tormentone cantato da tutti, anche da quei calciatori che si apprestano a vivere l’avventura del mondiale in Spagna. Sono ragazzi semplici, figli della provincia italiana, di quelle famiglie che hanno conosciuto la guerra. Intanto milioni di italiani scelgono di incollarsi alla televisione per seguire le loro gesta e per dimenticare, almeno per pochi giorni, i casi della cronaca e il contesto politico ed economico di quel periodo. E quello a cui assisteranno sarà un mondiale irripetibile, un campionato di calcio epico con un finale del tutto inaspettato. In bilico tra racconto epico e fotografia di un’epoca, il film fonda la sua estetica rispettando queste due anime della storia. Da un lato le interviste ai calciatori protagonisti e ai giornalisti – percepiti più delle squadre avversarie come il nemico da battere – ci portano dentro il vivo del racconto grazie a un senso di intimità ricreato non solo attraverso le location ma anche lavorando sulla fotografia e su un uso naturale della luce, per vestire le storie con un taglio cinematografico. Dall’altro lato, le immagini senza tempo girate tra i vicoli di Napoli, Roma e Milano, gli scorci su campetti di calcio di periferia, bandiere dell’Italia, vecchie radioline sintonizzate sulla telecronaca della partita, riavvolgono il nastro della memoria e fanno rivivere il passato. La memoria è poi il terzo elemento su cui poggia l’estetica del film. La memoria e lo sguardo. Ogni calciatore, ogni intervistato, osserva scorci di partita, ascolta radiocronache, maneggia vecchie foto o diapositive.
O perfino torna fisicamente sul luogo del passato per misurare la distanza degli ultimi 40 anni, con una nostalgia spesso amara. Come fanno Franco Selvaggi e Beppe Dossena che, tornando nell’hotel del pre-ritiro ad Alassio, lo trovano ridotto a un relitto abbandonato. Ultimo ma non ultimo, la ricerca di repertorio. Il film si avvale di una ricerca rigorosa dei materiali dell'epoca sia in Italia sia oltre confine: Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania, Polonia, Argentina e Brasile, sono i paesi dai quali abbiamo ricevuto contribuiti unici, spesso mai visti nel nostro Paese. Delle vere ‘chicche’ di repertorio sono arrivate da Alassio: l’Archivio Riviera Time, l’archivio di Mario e Silvio Fasano, quello di Tommy Marinelli (operatori tv locali), che hanno rispolverato dalle loro teche vecchi u-matic. Da una cantina sono stati salvati dei negativi rarissimi e mai visti prima del fotografo Giuseppe Mantovani, che ebbe il privilegio di immortalare tutte le attività della squadra durante il ritiro pre- mondiali. Immagini e foto che restituiscono un racconto esclusivo dei giorni presso la Puerta Del Sol di Alassio, il luogo storico dove il viaggio verso il mondiale ha avuto inizio, mostrando i nostri Azzurri in una veste insolita e molto intima.
Altre foto esclusive sono arrivate dall’archivio La Presse: lì sono stati ritrovati i rullini del fotografo Cesare Galimberti, tra cui si nascondevano molti scatti di Daniele Massaro, autorizzato da Bearzot a scattare foto inedite degli Azzurri a bordo campo. Immagini anche queste rimaste per anni archiviate senza possibilità di essere viste prima d’ora. La ricerca di fonti storiche dal Brasile ci ha restituito molto dello scontro con la stampa, tra cui le immagini inedite prese da TV Globo, in cui Bearzot, famoso perché gli saltava spesso ‘la mosca al naso’, aggredisce i giornalisti diventati spietati contro gli azzurri. Il gioco giocato è tutto acquistato dagli archivi della FIFA, ma abbiamo scelto immagini che avessero un punto di vista diverso dalle storiche immagini di gioco trasmesse dalla RAI, abbiamo usato i ‘rushes’ le immagini più sporche, con punti di vista inediti delle azioni della Nazionali. Due parole infine sulla scena d’apertura del film. L'introduzione è stata sviluppata coinvolgendo subito il compositore Massimo Martellotta: un arrangiamento jazz, genere tanto amato da Bearzot, avrebbe aperto un canale evocativo ulteriore, un parallelismo con la sua personale idea di calcio in cui immagini, parole e note suonate dal vivo si fondono insieme.
Coralla Ciccolini
Bebbe Tufarulo