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Note di regia de "Le ragazze non piangono"


Note di regia de
Le ragazze non piangono è un racconto di formazione in chiave road movie. Il film cerca un equilibrio tra la commedia, l'avventura venata di mistery e un approccio più riflessivo e realistico. L'idea di partenza era quella di misurarsi con il coming of age, sradicandolo dal solito contesto in cui questo tipo di storie si svolge (la città, gli amici, i primi amori, i conflitti a scuola e in famiglia). Abbiamo deciso così di prendere Ele, la giovanissima protagonista, e scaraventarla sulla strada, di metterla alla guida di un camper che ha il doppio della sua età e di costringerla a viaggiare insieme a Mia, una ragazza rumena diametralmente opposta a lei. Provando a seguirle, passo passo, in questa loro doppia fuga verso Nord. E se banalmente “viaggio” è la parola-chiave del film, le terre esplorate non sono solo quelle geografiche ma anche quelle del passato di Mia ed Ele, quelle dove abitano i loro fantasmi e i loro desideri. Nel raccontare l'incontro tra queste due ragazze, ci siamo quindi ritrovati dentro una storia sulla consapevolezza di sé e sulla scoperta del mondo adulto. I numerosi lavori di assistente regia e aiuto regista mi hanno portato negli anni a conoscere tantissimi luoghi sparsi nella penisola, da Bronte a Tarvisio, dai più remoti a quelli più turistici ai più degradati.

Ognuno di quei posti e delle persone che ho incontrato mi ha lasciato qualcosa. Le ragazze non piangono è anche questo: il rendermi conto, in prima persona, del mondo che c'è là fuori. Della varietà di paesaggi ed esseri umani di cui è costellato il nostro paese. Ed è proprio quello che vorrei provare a restituire con questo film: la tensione e lo stupore verso ciò che ancora non si conosce e l'arricchimento interiore che questa scoperta può portare. L'approccio registico è stato quello di rinunciare, nei limiti del possibile, agli ingombri della macchina-cinema per permetterci di viaggiare leggeri e cogliere al volo gli imprevisti del viaggio. Questo ci ha consentito anche di esplorare location impossibili da raggiungere con il tipico carrozzone dei mezzi cinematografici. E così ci siamo spinti dentro i boschi, ai piedi di una diga, in un’acqua park abbandonato, immersi nel lago di un’oasi protetta e così via...

Dai piccoli centri lucani alle distese di campi intorno Salerno, dagli scorci naturalistici di Bomarzo e Ronciglione fino all’altopiano della Paganella nel cuore del Trentino, il film è stato girato in 24 giorni attraversando 4 regioni. Il passo realistico con cui si apre il film sfuma mano a mano che il viaggio (e il perdersi) delle due ragazze procede. Il loro percorso è infatti permeato dall'avvicinamento sempre più forte ad elementi naturali e animali: il vagare tra i boschi, dormire in una radura incantata e gli incontri con un cane, poi una volpe, infine un cavallo sono tasselli di un viaggio che da fisico si fa, via via, più interiore.

Al lato visivo abbiamo cercato di far corrispondere un inedito lavoro sonoro, con suggestioni che ci mettono immediatamente in connessione con quello che prova la nostra protagonista (dai suoni d’ambiente sempre più avvolgenti, ai riverberi del vero battito cardiaco delle due ragazze, catturato dai radiomicrofoni stretti tra le loro gabbie toraciche). L’idea insomma era di lavorare sulle percezioni e provare a renderle tangibili, tanto per i personaggi quanto per gli spettatori: raccontare la graduale trasformazione di Mia ed Ele attraverso altrettanti strumenti visivi e sonori portatori di senso.

Andrea Zuliani