TFF40 - Santabelva: "Corpo dei giorni nasce da discussioni continue"
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Corpo dei giorni", presentato in concorso documentari italiani al Torino Film Festival 40, è stato realizzato dal collettivo
Santabelva composto da Henry Albert, Saverio Cappiello, Gianvito Cofano, Nikola Lorenzin. Il racconto di un momento speciale nella vita del terrorista nero Mario Tuti, che durante il lockdown per il Covid-19 potè vivere cento giorni all'aperto, in un'azienda agricola, mentre il resto della popolazione era invece bloccata in casa.
«Questo film è stata una rielaborazione continua, non solo prima delle riprese e in fase di post-produzione ma anche per ognuno dei cento giorni di riprese. La biografia del film è molto complessa, ma inizia tutto una decina d'anni quando Henry entra in contatto con Tuti per un altro progetto. Quando abbiamo saputo che avrebbe vissuto questa esperienza abbiamo fatto in modo di esserci anche noi: ci sembrava una contraddizione interessante».
«A film in corso ci siamo accorti che non eravamo abbastanza preparati ad affrontare Tuti sul piano politico, abbiamo dovuto recuperare in fretta posizioni perché il rischio che stavamo seriamente correndo era di essere manipolati da lui. Pensavamo di andare a conoscere un punto di vista particolare sul senso sociale del primo lockdown; quello di un vecchio ergastolano improvvisamente cacciato fuori di galera, mentre i liberi si ritrovavano chiusi dentro casa. Abbiamo incontrato invece la consapevolezza e il violento, inamovibile, impenitente fascismo di Mario».
Per riuscire a elaborare il tutto e a cambiare direzione è stata decisiva la posizione di un quinto elemento, Alessandro Belotti, montatore (o, come lo ha ribattezzato Lorenzin, il "montautore") delle 180 ore di girato. «Abbiamo dovuto ricalibrare più volte le cose, il contraddittorio da loro non veniva e quindi abbiamo deciso, istintivamente, di entrare in scena noi girando la camera, in una scena tra l'altro un po' confusa ma molto significativa. E ci siamo chiesti allora: siamo registi, se fossimo bravi ci dovrebbe bastare il linguaggio del cinema e non dovremmo metterci davanti alla macchina da presa... ma sentiamo che è stata la scelta giusta».
«Venire al TFF è stata un'esperienza davvero utile, ci sta aiutando tanto a confermare e capire meglio alcune nostre scelte. Il film affronta temi enormi, più grandi dei limiti fisici e narrativi della pandemia. Non volevamo fare un documentario sul passato, sulla sua vita, anzi abbiamo cercato di non dare troppo spazio alle sue parole. Lui è rimasto un monolite dall'inizio alla fine, le abbiamo provate tutte. Ma alla fine qualcosa è successo, qualcosa abbiamo ottenuto».
02/12/2022, 13:18
Carlo Griseri