BIF&ST 14 - "Quando". Due persone in una vita sola
La giovane vita di Giovanni va in pausa nell’estate del 1984 a San Giovanni, durante il dolore collettivo per la morte di Enrico Berlinguer, per colpa dell’asta di una bandiera finita tragicamente sulla sua testa. Dopo 31 anni si risveglia dal coma, ed è come una nuova rinascita, da adulto. Tutto è cambiato, il mondo che aveva lasciato non c’è più: la sua famiglia, la ragazza, il partito tanto amato, tutto in questa nuova epoca è stravolto. Giovanni (
Neri Marcorè) è come un bambino cinquantenne, deve imparare a muoversi in questa nuova dimensione, accettando anche la perdita dei vecchi legami e la scoperta di nuovi. Ad aiutarlo ci sono Giulia (
Valeria Solarino), una giovane suora che si è presa cura di lui negli ultimi anni della sua degenza, e Leo (
Fabrizio Ciavoni), un ragazzo problematico affetto da mutismo selettivo.
Il personale “Good Bye, Lenin!” di
Walter Veltroni, "
Quando", tratto dal suo stesso omonimo romanzo, è un elogio di un passato fatto di ideali e di passioni che nei 31 anni di “assenza” del protagonista Giovanni sono stati perduti, mutati. La nostalgia, sentimento più volte al centro delle opere dello scrittore e regista, che per tanti anni ha fatto parte della politica italiana e ha vissuto in pieno quegli anni che il suo protagonista ha trascorso in un letto d’ospedale, pervade il film e guarda al presente come a un corpo estraneo, come se il regista si rivedesse in parte in Giovanni che tenta grazie a Giulia di abituarsi a un’epoca che non gli appartiene, in cui non c’è più il Partito Comunista, in cui Silvio Berlusconi, che per lui era un semplice imprenditore, è stato Presidente del Consiglio e ha cambiato per sempre la politica italiana, e in cui la ragazza che amava 31 anni prima si è rifatta una vita con il suo migliore amico.
Passione politica e sentimenti privati in "
Quando" raccontano una società cambiata, la situazione di Giovanni è metafora del sonno delle coscienze, della politica, di un’epoca che sembra aver smarrito gli ideali che muovevano giovani come il protagonista. Forse anche lui sarebbe diventato come i suoi amici, forse sarebbe rimasto un idealista, ma ora è “due persone in una vita sola”, che non ha trovato quello che ha lasciato, che non ha trovato un mondo in cui i suoi sogni sono stati realizzati ma in cui, ci dice Veltroni con grande ottimismo nel monologo finale di Marcorè, altro tratto distintivo dei suoi lavori, si può essere felici, basta accettare l’altro e conoscere i propri limiti.
01/04/2023, 12:51
Caterina Sabato