BIF&ST 14 - Il Ritorno di Casanova
Leo Bernardi (
Toni Servillo) è un Maestro del cinema sul viale del tramonto che fatica ad accettare gli anni che passano e l’avvento di una nuova generazione di registi. Per la sua ultima opera Leo ha scelto di raccontare il Casanova di Arthur Schnitzler, ovvero il vecchio Casanova (
Fabrizio Bentivoglio), un personaggio che gli somiglia tantissimo. Questo è un film che sembra non voler finire, diviso tra l’amore per il Cinema e la realtà, quest’ultima rappresentata dalla giovane Silvia (
Sara Serraiocco) con la quale potrebbe dare un nuovo slancio alla sua esistenza, coglierà l’occasione?
La crisi esistenziale di artisti, registi, attori è stata raccontata in numerosi film, primo fra tutti, tra i più citati e di ispirazione della storia del cinema, “8 ½” di Federico Fellini. In "
Il ritorno di Casanova" il premio Oscar Gabriele Salvatores dà la sua personale versione delle inquietudini di un regista e di un uomo, mettendo in parallelo la sua vicenda con quella di Casanova, ormai lontano dai fasti e dalle avventure amorose della giovinezza, tormentato dalla vecchiaia, da quell’immagine rugosa e cadente che vede allo specchio. In un elegante e bellissimo bianco e nero, la fotografia è di Italo Petriccione, Salvatores dirige con grande maestria, sfocando spesso il contorno delle immagini quasi a voler ancora rendere più manifesta l’alienazione e i tormenti di Leo Bernardi interpretato da Toni Servillo, facendoci vivere in pieno la sua alienazione, le manie e le disavventure quotidiane, tra i capricci in sala montaggio con il fedele montatore Gianni (Natalino Balasso), e le bizze della sua casa super tecnologica che sottolinea ancora di più il suo distacco dalla vita vera.
Una prova per Servillo come sempre impeccabile, che qui ci regala anche sprazzi di goffa comicità che non siamo spesso abituati a vedere nei suoi ruoli. La parte in cui si raccontano invece le avventure del vecchio Giacomo Casanova è girata in maniera classica, con Fabrizio Bentivoglio calato perfettamente nella parte di quello che un tempo era un seduttore inarrestabile, viaggiatore curioso e instancabile, che si guarda allo specchio e non si riconosce, si fa orrore. Duella nudo all’alba con un giovane tenente, sfidando così il suo passato, quello che era un tempo, il ruolo che non può più recitare.
In questo gioco di specchi Leo e Giacomo rappresentano l’arte, il genio che perde il suo smalto, rifiuta il nuovo che avanza, e rimpiange la giovinezza perduta. Fuori dai loro “giochi”, i film per uno, le avventure per l’altro, sembrano non riconoscersi. “Per voi questo è un film, per me è la vita”, dice Bernardi a una giornalista che lo incalza per conoscere dettagli sulla sua nuova opera, l’ennesimo film su Casanova, ma che per lui rappresenta forse l’ultima chance per convincersi di non essere finito.
Così,
Gabriele Salvatores mette a nudo le sue “debolezze” da regista e da uomo, dando la sua personale versione di un autore che tenta disperatamente di accettare la nuova versione di sé, in un discorso metacinematografico che parla sì, di questa malattia chiamata cinema, ma anche della vita che sta oltre l’obiettivo della macchina da presa.
26/03/2023, 19:46
Caterina Sabato