LA BELLA ESTATE - Luchetti: "Un film sui giovani di ogni epoca"
Giovedì 24 agosto esce nei cinema italiani dopo l'anteprima mondiale al festival di Locarno
"La bella estate" di Laura Luchetti, trasposizione del romanzo breve di Cesare Pavese. Abbiamo intervistato la regista.
Partiamo proprio dal festival di Locarno, come è andata?
Avevo già partecipato ad altri festival prima, ma l'emozione di Locarno era inimmaginabile! Una piazza non Grande, ma grandissima, con 8.000 persone che ti guardano, uno schermo gigantesco, il silenzio religioso durante la proiezione e l'applauso sincero alla fine... un'emozione vera, che sono felice di aver potuto vivere insieme ai miei attori, molti dei quali erano al primo film.
Abbiamo avuto anche la fortuna di essere nel primo weekend del programma e di avere di fronte a noi una platea di addetti ai lavori internazionali, è stato prezioso. Speriamo sia di buon auspicio per l'incontro con il pubblico della sala.
Pubblico che, in via eccezionale, ha potuto vedere il film in contemporanea con Locarno in apposite anteprime.
Quella è stata una splendida idea della distribuzione, Lucky Red, che ho vissuto con grande umiltà perché le rare volte in cui accade di solito è per grandi autori. E' stato molto bello ricevere messaggi e commenti da tante persone che non erano e non avrebbero potuto essere a Locarno insieme a noi.
Le prime critiche al film come sono state accolte?
Mi ha fatto sorridere che alcuni hanno rivolto a me critiche che sarebbero per il testo originale, ad esempio la visione sul mondo maschile: Pavese in altre occasioni è stato tacciato di misoginia, ma questo libro lo ha scritto come se fosse stato una donna, davvero sorprendente. Ho addirittura ammorbidito i ritratti maschili, soprattutto il fratello di Ginia, la protagonista. Ma lui aveva questa idea spietata degli uomini.
La sua città, la sua Torino era deserta e questo ho voluto mantenerlo anche se mi rendo conto che da vedere sullo schermo possa essere sfidante. Anche di fascismo nel libro parla pochissimo: l'ho capito dopo il motivo, perché a quell'età sono temi che non interessano.
Pavese tiene l'obiettivo strettissimo sulla rivoluzione che subiscono i giovani in quella fase della vita, le prime pulsioni sessuali, l'ingresso nel mondo adulto... Sono emozioni uguali a cento anni fa, e anche tra cent'anni sarà sempre così.
Il che rende più attuale il film.
E' una cosa su cui conto molto. Anche per questo ho voluto costumi e oggetti di scena che fossero degli anni '30 ma che potessero essere usati ancora oggi, per aiutare l'immedesimazione del pubblico odierno: è un film con giovani, sui giovani e pensato per i giovani, spero lo vedano.
Si parla troppo poco, secondo me, del desiderio femminile. Ci tenevo, è stato importante per me mostrare una "prima volta" che non fosse edulcorata come di solito avviene nei film, in cui c'è troppo "zucchero". Ci ho messo la sensualità ma anche il dolore, l'attesa e anche la delusione: devo ringraziare i miei attori, Yile Vianello e Alessandro Piavani, per come l'hanno resa.
Quando ha scoperto il libro di Pavese?
Non lo avevo mai letto prima, fino qualche anno fa, un paio di mesi prima che il produttore mi dicesse di averne preso i diritti! E' stato un caso molto fortunato, ho voluto subito girarlo io: mi avevano messo in guardia, Pavese non è semplice da portare al cinema perché i suoi non sono libri di trama, ma di sensazioni, evocazioni, emozioni...
C'è stata una grande difficoltà nel trasformarlo in una struttura a tre atti, ma sono felice di averlo fatto. Pavese è ancora troppo poco conosciuto, all'estero ma anche in Italia in cui di solito si legge (male) a scuola "La luna e i falò" e basta.
Per creare l'alchimia giusta era fondamentale il cast giusto.
Ho visto centinaia di giovani attori e giovani attrici! Ho fatto street casting, parlato con le agenzie, chiamato e richiamato gli attori perché non dovevano solo essere bravi ma dovevano anche funzionare bene insieme, specie le coppie fratello-sorella e Ginia-Amelia... anche fisicamente, mi piaceva ad esempio che Ginia fosse molto più bassa di Amelia e dovesse quasi arrampicarsi sul suo corpo! Il loro legame è fondamentale, doveva esserci l'attrazione ma anche la dicotomia campagna-città, elemento chiave in Pavese.
Devo ringraziarli tutti per l'atto di fiducia nei miei confronti, hanno accettato di denudarsi, di offrirsi totalmente: non era scontato, davvero.
Da Pavese a Tomasi di Lampedusa, ora è al lavoro sulla serie Netflix da "Il Gattopardo".
Sì, ma è una realtà molto diversa. Io vengo dal cinema estremamente indipendente, dall'animazione, dal cinema con non-attori, con immigrati... Netflix e questa produzione sono un altro mondo, io sono una piccolissima parte ma sono contenta di poter lavorare con un regista che stimo molto, Tom Shankland, insieme a Giuseppe Capotondi.
Costumi meravigliosi, storia immortale, e poi c'è la mia piccolina, Deva Cassel! Dirigo una puntata in cui il suo personaggio, quello di Angelica (che nel film di Luchino Visconti era interpretato da Claudia Cardinale), ha uno sviluppo molto bello.
Ora però penso a "La bella estate", spero venga apprezzato: non abbasso mai la guardia, sono solo al terzo film e so che la strada è lunga, ogni piccola conquista mi serve per affrontare il passo successivo. A testa bassa, con la giusta umiltà.
22/08/2023, 13:41
Carlo Griseri