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Note di regia di "Bahamas"


Note di regia di
Raccontare un uomo attraverso le sue paure significa superare la sua storia individuale, per trasformarlo in un archetipo universale. Potrebbe essere chiunque. Ognuno di noi condivide, in maniera più o meno accentuata, le angosce di Martino. Paura di non amare abbastanza (e dunque paura di perdere chi si ama). Paura dell’ignoto. Paura di morire.
Tre paure che si traducono in tre atmosfere differenti, una storia d’amore che diventa thriller fantascientifico e si scopre tragedia. Ne scaturisce una narrazione simbiotica, un punto di vista legato a una singola ottica che rimane indissolubilmente attaccata al protagonista, come un invisibile compagno di viaggio.
Ci si muove in un labirinto oscuro, oppressi da un sonoro disturbante e profetico, cercando un’uscita e finendo invece nella tana del Minotauro. Solo allora ci si arrende alla consapevolezza che non si può sfuggire alla paura. È lei, e solo lei, a uscirne vittoriosa. Rimane tuttavia una speranza. L’esperienza nel bosco ci mostra che la paura, oltre a spaventare, confonde. Forse il viaggio di Martino non è un viaggio, ma un istante dilatato nel
tempo. Il terribile, doloroso momento in cui un uomo, una mattina, decide di affrontare le proprie fobie.