Note di produzione di "The Penitent - A Rational Man"
La produzione del film THE PENITENT ha radici profonde. Tutto nasce quando negli anni ‘80 decido di acquisire e tradurre per l'Italia le opere di David Mamet. Uno dei più influenti e abili drammaturghi del nostro secolo. Premio Pulitzer nel 1984 per l'opera teatrale Glengarry Glen Ross e due volte nominato all’Oscar, nel 1983 per la sceneggiatura de Il verdetto e nel 1998 per la sceneggiatura di Sesso & potere.
Da subito i suoi racconti mi hanno colpito profondamente e nel corso della mia carriera hanno alimentato la mia immaginazione fino a diventare riferimenti e compagni di viaggio. Il cerchio si chiude nel 2017 quando porto in scena e interpreto al Teatro Eliseo di Roma l'opera Il Penitente con cui avevo debuttato al Napoli Teatro Festival. Una storia che ho sempre sentito molto vicina alle mie vicende personali e che credo possa avere una vita oltre al palcoscenico.
Mamet è d'accordo con me e così nasce l'idea di una trasposizione cinematografica e, nel giro di un paio d'anni, i tempi si fanno maturi. Il 2023 diventa il momento migliore per raccontare questa storia che non potrebbe essere più attuale e che parla al nostro presente in modo vivido e urgente.
Una storia a tratti claustrofobica, con un meccanismo narrativo forte e personaggi intrappolati nei loro conflitti. Un film che racconta il presente mettendo in scena un punto di vista diverso, indipendente nel vero senso del termine, con poche location a riverberare le dinamiche di un mondo apparentemente lontano ma, più che mai presente, con le sue perversioni E caricato da forze antagoniste viscerali.
Decido di formare una squadra di lavoro non molto numerosa: il film è composto da poche scene, molto lunghe, in cui la tensione e la posta in gioco passano attraverso dialoghi serrati. Gli attori sono messi a dura prova e, come per il teatro, ogni take ha la sua liturgia per cui è fondamentale essere attenti e concentrati.
Il cast si compone di grandi interpreti del teatro inglese, non poteva essere diversamente data l'origine teatrale dell'opera. Catherine McCormack, Adam James e Adrian Lester.
Sono tutti magnifici, concentrati e attenti. Perfetti nel cogliere tutti i beat della scena. Entusiasti di avere tra le mani un testo di Mamet.
Alla fotografia Michele D'Attanasio, già vincitore di due David di Donatello per Veloce come il vento di Matteo Rovere e per Freaks Out di Gabriele Mainetti. Michele è un grande professionista dotato di una spiccata sensibilità, ci capiamo al volo e studiamo insieme come realizzare questo film. Una fotografia mai ingombrante o didascalica, capace di seguire gli sviluppi della storia andando a cogliere, grazie ad audaci primi piani, le emozioni dei protagonisti.
Lo sfondo della storia è la città di New York. Ma è una New York volutamente silente e giudicante, a cui non viene dato un ruolo da protagonista perché è solo un posto fra tanti in cui avrebbe potuto avere luogo questo film. La vicenda ha infatti caratteristiche talmente universali da poter essere rappresentata ovunque.