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ALESSANDRO ROMANO - "Zulawski e io"


Intervista al regista, scrittore, attore e autore vicentino, in merito ai suoi film e al suo mito, Andrzej Zulawski


ALESSANDRO ROMANO -
Scrittore, attore e regista, Alessandro Romano ha pubblicato con Shatter il libro "Andrzej Zulawski - I film di un cineasta scrittore", un viaggio nel cinema del regista polacco attraverso tutti i suoi lavori e la sua biografia, con un'intervista inedita da lui stesso realizzata. Romano è anche autore di alcuni cortometraggi, l'ultimo dei quali - "Attrazione" - è profondamente ispirato al cinema di Zulawski.

Alessandro, perché Andrzej Zulawski? Quando lo ha scoperto?

Tutto nasce da una passione per la cultura slava che ho sempre avuto, prima da adolescente per la letteratura russa, poi anche per il cinema. Zulawski me lo ha fatto conoscere un docente di educazione fisica che era molto cinefilo: era la fine degli anni '90 e dopo qualche discorso sul cinema lui mi prestò la videocassetta di "Possession". Per me è stato come un battesimo del fuoco, sono stato quasi sconvolto e ho subito pensato: devo vedere altre cose di questo autore. Gli ho poi dedicato la mia tesi di laurea e ora questo libro.

Quanto viene raccontato come autore?

C'è molto poco su di lui in Italia, l'unico scritto è di un regista romano, Michele Salimbeni ("Il cinema di Andrej Zulawski"), ci siamo conosciuti anche, negli anni. In Francia c'è un po' di più, ma credo di poter dire senza tema di smentite che il mio libro è il più completo, l'ultimo uscito.

A proposito di quell'intervista che leggiamo nel libro, come andò?

A Varsavia, nel 2006. Il contatto lo ebbi da Sergio Naitza, un collega giornalista che aveva curato una retrospettiva su di lui per l'Alpe Adria Film Festival, con un insieme di saggi. Sono partito con un amico e con mio zio in camper alla volta della Polonia, l'incontro è avvenuto a casa sua, stava in un sobborgo di Varsavia nella parte sud-orientale, verso Lublino.
Fu molto gentile, molto cordiale, non si capiva mai quando era serio e quando no, ma in realtà era molto affabile. Non aveva grandi recriminazioni da fare su come era andata la sua carriera, si percepiva che lui era molto convinto di tutti i suoi sforzi. L'ultima parte di carriera l'ha dedicata quasi completamente alla letteratura (ha scritto 20-25 libri in tutto), ma l'ultima cosa fatta è stata un film, "Cosmos", grazie a cui ha vinto l'unico premio importante, a Locarno. Era un po' polemico, ma per carattere.

Nel titolo è definito "cineasta scrittore".

Sì, c'è sempre stata una dualità tra cinema e letteratura in lui, si fondevano anche insieme. In alcuni film ciò è lampante, in gran parte dei libri il protagonista è sostanzialmente lui stesso: posso dire che il personaggio Zulawski somiglia tanto alla persona Zulawski, sono intercambiabili.
C'è un filo rosso nelle sue opere: l'attenzione al melò, che è il plot di tutti i suoi film. C'è sempre una storia d'amore, molto spesso basata sul numero 3 (di solito con due uomini e una donna coinvolti). Poi la ricerca o l'assenza di Dio, che riprese un po' da Bergman, il rapporto tra realtà e finzione, l'interesse per la libertà.

Chi non lo conoscesse da dove dovrebbe partire?

Ognuno di noi ha la sua storia, non è detto che il mio esempio vada bene per qualcun altro. Io dico sempre di partire dall'inizio, c'è stato uno sviluppo evidente nel suo percorso. Il suo primo film parla della sua nascita, l'ultimo film probabilmente annuncia la sua morte.
Sono contento che in questo periodo lo si stia riscoprendo, anche con l'uscita di suoi vecchi lavori: in questo momento produttivo c'è bisogno di qualcuno che non sia classificabile in nulla, di fronte alla pochezza contemporanea lui svetta come un gigante.
Se dovessi andare su un'isola deserta con un suo solo film? Mi porterei "La femme publique", che mi ha dato spunti e che ho omaggiato nel corto "Attrazione". Ha tutti i temi a me cari: una donna al centro, l'erotismo, lo scambio tra realtà e finzione, la letteratura, un certo thriller che in realtà maschera altro...

Zulawski ha eredi nel cinema di oggi?

No, è cambiata la società, è cambiato il cinema. Alcuni si ispirano a lui per stile, volenti o nolenti, come Von Trier o Refn... ma ognuno è figlio del suo tempo e ha una sua unicità.

In "Attrazione" come detto c'è un rimando a Zulawski...

Sì, il binomio eros-psiche è quello che voglio raccontare. Spero di farne altri, tra poco iniziamo le riprese di un nuovo corto, ma vorrei fare un lungo, al più presto.
Zulawski è il mio punto di riferimento ma ci sono altri autori su cui ho lavorato e vorrei lavorare, come Nicolas Roeg e Bigas Luna, staremo a vedere.

29/09/2023, 15:34

Carlo Griseri