Note di regia di "Nuovo Olimpo"
Il punto di partenza del film è una storia vera che mi è successa negli anni ’70 e che da tanto tempo volevo usare come spunto per farne un film. Avevo però regolarmente rimandato forse perché, pur raccontando sempre in altri film i sentimenti che nascono da dinamiche relazionali, non ho mai dato centralità a una vera e propria storia d’amore.
Eccesso di pudore? Probabile dato che mi ha sempre più interessato il riflesso che i sentimenti hanno su una coralità di persone anziché il semplice gioco a due. E poi, per quanto qualsiasi cosa si racconti è sempre in qualche modo autobiografica, non ho mai voluto essere così diretto. Inoltre circoscrivere un racconto nei confini di una ‘love story’ mi sembrava un po’ limitante. Iniziando a lavorarci però questa volta mi sono subito accorto che piano piano la storia si allargava comunque, si staccava dal suo nodo iniziale così personale e dilagava verso altre dinamiche e altri temi che non riguardavano più soltanto me. Perché non raccontava solo un amore a due attraverso il tempo ma pure l’amore per il Cinema, come memoria del desiderio e della passione. I confini autobiografici si sono così scoloriti e la storia non è più stata soltanto mia, ma credo anche di tanti altri. Nel corso delle riprese sia io che Gianni Romoli, con cui ho scritto il film, iniziavamo a provare una strana nostalgia, che non era più ‘quella di un tempo’ (citando Simone Signoret). E’ allora che ci siamo accorti che stavamo facendo un film sulla Memoria come unica fedeltà possibile e che, nella messa in scena del Ricordo, diventa un linguaggio comune. La divisione in quattro atti che corrispondono a quattro epoche diverse mi ha fatto anche lavorare sulle ellissi come salti temporali. sui fuori campi narrativi, sull’emozione delle assenze molto più che nei miei film precedenti che erano più compatti sia a livello di tempo che di spazio. Quello che parte come un vero e proprio ‘Romance’ (la nascita di un amore dal classico colpo di fulmine) si stempera così, nel corso della narrazione, in un vero e proprio Melò, quando l’amore diventa impossibile perché contrastato dagli eventi della Storia. Non cerco mai però, quando faccio un film, di agganciarmi alle regole di un Genere ma solo a quelle delle emozioni che ogni personaggio, ogni scena e ogni ripresa mi suscitano. Pur con mille dubbi, alla fin fine mi fido soprattutto di me, come fossi il primo spettatore di me stesso. Quando poi scopro che anche altri, vedendo il film, hanno provato le mie stesse emozioni o addirittura sono andati oltre, verso cose che io nemmeno avevo immaginato, allora credo che - riuscito o no che sia il film – il mio desiderio narrativo alla fine io lo abbia soddisfatto.
Ferzan Ozpetek