Antonio Albanese "Cento Domeniche"
Antonio lavora come operaio in un cantiere nautico e conduce una vita per lo più tranquilla: trascorre il tempo libero a giocare a bocce con gli amici, si prende cura dell'anziana madre, ha una figlia, Emilia, che adora, avuta dalla sua ex moglie, con cui è in ottimi rapporti.
Un giorno Emilia comunica al padre l'intenzione di volersi sposare e Antonio ne è davvero felice, perché finalmente può coronare uno dei suoi sogni: regalare alla figlia il ricevimento che ha sempre desiderato, grazie ai risparmi messi da parte da una vita. Peccato che la banca in cui l'uomo è cliente sembri nascondere qualcosa, i dipendenti improvvisamente risultano sfuggenti, il direttore cambia in continuazione senza alcuna spiegazione e i suoi soldi non sembrano più così al sicuro.
Antonio Albanese dirige e interpreta "
Cento domeniche", che ha anche scritto insieme a Piero Guerrera, un film che sembra proseguire idealmente il percorso fatto da attore in film che hanno raccontato il dramma di lavoratori onesti e gente comune alle prese con le spietate regole della società, come ne “L’intrepido” di Gianni Amelio o “Giorni e nuvole” di Silvio Soldini. Una vita semplice quella del suo personaggio, che da quando la figlia si è fidanzata ha come unico obiettivo quello di regalarle una cerimonia all’altezza per il giorno più bello della sua vita. Un giorno che padre e figlia si immaginano da sempre, come mostrato in brevi ed evocativi flashback, e come raccontato da Antonio stesso, ricordando quante volte avevano finto insieme di andare all’altare. Un uomo perbene che affronta le piccole difficoltà della vita con il sorriso e con leggerezza, quella che accompagna la prima parte del film, prima che la dura realtà spazzi via ogni gioia.
Un film di denuncia, dedicato alle tante vittime truffate dalle banche, ai tanti risparmiatori che hanno perso tutto quello messo da parte in un’intera vita, in cento domeniche di straordinari, lavoratori instancabili traditi da chi si fidavano: “La banca è un confessionale, e io mi fidavo”, dice Antonio quando comincia a perdere le speranze. Gradualmente l’atmosfera si fa più cupa e angosciante, lasciando il posto a un’amara riflessione sull’ineluttabilità della vita e sulla giustizia che purtroppo spesso non fa il suo corso. Un’opera cruda e delicata allo stesso tempo, che rivela uno spaccato drammatico della nostra società, che rimanda alla mente film di autori impegnati come l’inglese
Ken Loach.
25/10/2023, 08:19
Caterina Sabato