TORINO FILM FESTIVAL 41 - "Girasoli", verso il futuro
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Come opera prima ho sempre desiderato cimentarmi in un film con i bambini. Li ho sempre amati e sono sempre rimasta affascinata dalla loro purezza, dal loro modo di interagire e soprattutto da come vedono il mondo. Il mio percorso di vita l’ho iniziato dentro una sorta di orfanotrofio in Romania, dove sono nata. Nonostante sia stata recuperata dai miei genitori, sono comunque cresciuta “da sola”, insieme a mia sorella e in mezzo alla giungla di bambini del mio quartiere”: con queste parole, che sono quasi un manifesto programmatico, l’attrice
Catrinel Marlon presenta il suo esordio alla regia, il film “
Girasoli”, ambientato nel 1963 in un ospedale psichiatrico di Aversa e proiettato in anteprima al Torino Film Festival 2023. E il trasporto che traspare dalle sue parole si ritrova tutto nella pellicola.
Nel grigiore sporco dell’ambiente in cui si trovano praticamente reclusi tutti gli ‘attrezzi’ (come vengono chiamati in modo spregiativo i ricoverati) la regista dedica la sua attenzione in particolare al reparto minori, dove i ragazzini vengono abbandonati da una società (a volte dalle famiglie stesse) disattenta e impreparata; ma nonostante tutto e tutti anche queste anime arrivano a creare dei legami. E sono proprio le scene di gruppo a risultare più riuscite, quelle che restano nella memoria, perché nel momento della relazione tutti i bambini hanno tratti uguali e anche questi dimenticati sembrano meno gli automi che il sistema vorrebbe restassero, e più ragazzini qualsiasi che hanno bisogni e sentimenti simili ai loro coetanei.
In questo contesto nasce un rapporto speciale tra Lucia, una ragazza ritenuta schizofrenica, e Anna, una giovane infermiera che, un po' ingenua ma molto determinata, scardina tante dinamiche e libera entrambe da catene visibili e invisibili.
Sono gli anni che preparano il terreno alla rivoluzione di Basaglia, e Marlon, sullo sfondo ma nemmeno troppo, aggiunge anche questo elemento con il personaggio della dottoressa D’Amico (interpretata da
Monica Guerritore) illuminata psichiatra che sceglie proprio Lucia per sperimentare un approccio di cura diverso al disagio mentale.
Sono tanti gli elementi messi in gioco da “Girasoli”, legati da una struttura narrativa un po’ troppo schematica (come può capitare a chi sente forte l’esigenza di dire qualcosa e ha una lista di ingredienti da inserire nella trama) ma capace in alcuni momenti di raggiungere il piacere della naturalezza e dell’emozione (le scene di gruppo, come già detto, ma anche alcuni confronti tra le due ragazze). E se la figura di Lucia (
Gaia Girace) non aggiunge sfumature ad altri personaggi analoghi che l’hanno preceduta, Anna è sufficientemente ambigua e sfaccettata per tenere vigile e curiosa l’attenzione (merito anche della fisicità ed espressività della brava Mariarosaria Mingione).
Sullo sfondo, ma protagonista visiva, la location veramente d’impatto insieme al rigore delle inquadrature incardinano il film come fosse anch’esso una gabbia dove solo il gruppo privilegiato (e ambito) dei cosiddetti ‘girasoli’ ha l’autorizzazione di passeggiare all’aperto senza costrizioni.
25/11/2023, 17:30
Sara Galignano