LA FESTA DEL RITORNO - Essere figli del sud
Anni 70, Marco, 12 anni, vive in un piccolo paese della Calabria insieme alla madre, alla sorella e alla nonna. Suo padre Tullio è lontano, in Francia, e lavora in miniera. Il ragazzo cresce quindi solo, libero, trascorre le sue giornate tra la scuola e i giochi in campagna con gli amici aspettando con ansia il ritorno del padre. Tullio ritorna sempre per le feste comandate ed è grande la nostalgia di casa quando è via, ma non può rinunciare per il bene della propria famiglia a un lavoro sicuro e ben retribuito nonostante il dolore della partenza e della lontananza.
La vita, la sofferenza degli emigrati è forse sempre la stessa che siano gli anni ’70 o i giorni nostri: l'emigrazione, il lavoro, il sentimento di abbandono, la mancanza, la rabbia, il rapporto con la natura, la famiglia, la necessità di affermarsi economicamente e non solo.
“La festa del ritorno” di Lorenzo Adorisio, tratto dall’omonimo romanzo di Carmine Abate, racconta cosa significa essere figli del sud, legati visceralmente a terre bellissime e autentiche ma costretti a lasciarle per affermarsi, per avere un futuro. Tullio sente continuamente il richiamo della sua terra, della sua famiglia, del figlio Marco che nelle poche occasioni in cui vive il padre, quando vive appunto “la festa del ritorno”, cerca di carpire quanti più insegnamenti possibili, sulla vita e sull’amore. La vita del piccolo paese è tranquilla e sana, ma non per questo priva di scandali e travagli emotivi, come quelli di Elisa, sorella di Marco, innamorata di un uomo “sbagliato”. I giovani sognano di scappare via e chi è lontano da tanto tempo conserva un legame viscerale con il sud pur sentendosi soffocato dalla sua quiete, da ataviche tradizioni che pur importanti sembrano allontanarlo dal progresso, una contraddizione che Adorisio riesce a rendere in pieno raccontando un paesino degli anni ’70 quando tutto sembrava ancora più lontano e insostenibile.
I temi de “La festa del ritorno” sono trattati con la delicatezza e l’intensità che contraddistingue le piccole grandi storie, quelle che coinvolgono più persone e che riescono a parlare anche a chi, come in questo caso, non ha “sangue del sud”. È il piccolo Marco a condurci nell’essenza della sua terra, nel dolore della rinuncia anche a un’età così giovane con il suo sguardo pulito e sincero. Il suo è un romanzo di formazione che si dipana tra l’amore e il rapporto speciale anche se complicato con il tenero padre, interpretato da un bravissimo Alessio Praticò, la natura che lo accoglie in tutta la sua bellezza e mistero, e il resto della sua famiglia che suo malgrado cerca di proteggere con la forza di una maturità raggiunta forse troppo presto.
06/12/2023, 09:56
Caterina Sabato