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LA SEDIA - Senza Dio, senza patria, senza famiglia


Un film povero di budget ma ricco di idee e di energia. Un film esistenziale, politico, nato da una tensione intima e collettiva


LA SEDIA - Senza Dio, senza patria, senza famiglia
"La sedia", opera prima di finzione di Gianluca Vassallo, film d’autore, scritto, diretto e fotografato dallo stesso regista.

E’ stato realizzato da White Box Studio in collaborazione con Lucido Sottile. Piacevole sorpresa cinematografica, che riporta alla mente certe atmosfere stilistiche di Davide Manuli.

Un film povero di budget ma ricco di idee e di energia. Un film esistenziale, politico, nato da una tensione intima e collettiva, una storia nata da un impeto sincero dell’autore, che viene dall’arte contemporanea e ama sperimentare sul linguaggio e sugli attori.

La storia è minimale ed archetipica; Pietro (Michele Sarti) va alla ricerca del suo unico fratello (Angelo Zedda), non lo vede da tempo, rimangono le uniche cose che il padre, morto di recente, ha lasciato in eredità: una pistola ed una sedia. Il suo cammino, scandito a piedi da tappe e incontri come in una “via crucis” civile, sarà un viaggio, immerso in una Sardegna arcaica, trasfigurata, attraverso i suoi demoni e quelli del suo passato.

Una sedia lo accompagna a piedi, come in un monologo surreale di Beckett. Si tratta della Sedia n.1 disegnata da Enzo Mari nel 1974 e sarà questo il vero simbolo del film; una seduta sul paesaggio, sulla Sardegna e su personaggi solitari che cambieranno il suo modo di vedere il mondo. Vassallo lavora molto bene sullo spazio, le inquadrature e i volti. Michele Sarti, al suo felicissimo esordio sul grande schermo, diventa corpo a servizio di un nuovo modo di camminare nel mondo.

I dialoghi sono volutamente teatrali, scarni e alle volte banali, ma assolutamente sinceri. Funzionano i campi e i contro campi da dietro la nuca, inusuali e spiazzanti per chi è abituato al cinema mainstream di stampo televisivo. La narrazione procede lenta, i campi lunghi nascondono la figura del protagonista che procede lenta nel paesaggio, in una parte della Sardegna che pochi hanno visto. Il confronto finale tra i due fratelli nel campino di calcio, cattura e colpisce per i sottili significati psicoanalitici.

Film di difficile distribuzione ma sicuramente raro e prezioso per l’intuizione artistica e la sua potenza visiva.

19/12/2023, 12:41

Duccio Ricciardelli