CALIFANO - Leo Gassmann fa rinascere il Califfo
Artista maledetto, poeta sensibile e autore di successi poco conosciuto ma anche, e soprattutto, un uomo libero che ha sempre pagato in prima persona il prezzo delle sue scelte spesso controcorrente.
Non era facile raccontare in prima serata su Rai 1 la storia di
Franco Califano in tutte le sue sfaccettature. Ci prova (è il caso di dirlo)
Leo Gassmann (alla sua prima e impegnativa prova da attore) diretto da Alessandro Angelini nel film tv (100’) che andrà in onda il prossimo 11 febbraio.
Tratto da
Senza manette, il libro di Franco Califano scritto con Pierluigi Diaco (edito da Mondadori), sceneggiato da Isabella Aguilar e Guido Iuculano e prodotto da Marco Belardi in collaborazione con Rai Fiction, il film racconta la storia di un giovane Califano, dagli anni della Dolce Vita alla metà degli anni ’80.
Con Franco, più che il Califfo, in un confronto col se stesso bambino che porta alle luce le contraddizioni e lo spirito malinconico di un uomo bello e dannato. Dalla vendita di aspirapolvere ai fotoromanzi sotto pseudonimo (Andrea del Duca), dal rapporto con la madre (rimasta vedova a 38 anni) all’incontro con Edoardo Vianello (il bravo e mimetico Jacopo Dragonetti), dal matrimonio fallito con Rita (Celeste Savino), che le diede una figlia, all’amicizia con Francis Turatello (col figlio del boss che finisce sulla copertina di Tutto il resto è noia), dal doppio arresto agli incontri con i grandi della musica italiana per cui scrive brani restati nella memoria (E la chiamano estate, Minuetto, La musica è finita).
Con Leo Gassmann, sorriso stampato in faccia e voce roca d’ordinanza a provare a rendere sullo schermo quell’aria da uomo affamato di vita con una faccia da schiaffi irresistibilmente simpatica e difficilmente replicabile.
“Franco Califano è venuto al mondo a diecimila metri di altezza, mentre l’aereo che riportava sua madre a Roma dal Sud Africa, sorvolava la Libia. Per certi versi, questo suo primo gesto improvviso e vitale, gli ha lasciato in dote la patente per l’esistenza libera e fuori dagli schemi che ha vissuto” dice il regista Angelini. “Come un eroe della tragedia greca ha conosciuto la gloria e la polvere, rialzandosi e pagando sulla propria pelle, sempre fedele a sé stesso e alla sua libertà. Raccontare la storia del giovane Califano, è stato un percorso affascinante, per certi versi unico e straordinario, fatto di sfide. A 10 anni dalla sua morte mi sembrava poi giusto ricollocarlo nella giusta dimensione del panorama musicale, oltre all’incontro con Fiorello, nella fase avanzata della sua carriera, c’è stato molto altro e la misura della sua grandezza si era un po’ persa”.
Per Leo Gassmann, che prima delle riprese ha portato un fiore sulla tomba del cantautore ad Ardea, interpretarlo è stato “conoscere un grande uomo, il suo lato umano lo ha reso speciale e nel film abbiamo voluto mettere in risalto soprattutto la sua parte meno conosciuta dal grande pubblico”.
“Per essere esaustivi avremmo dovuto fare una serie lunga 5 stagioni” continua Gassmann che parteciperà al prossimo Festival di Sanremo presentando sul palco dell’Ariston il film tv. “Per interpretare Califano ho perso 6 kg in tre settimane e ho ascoltato le testimonianze di vecchi amici (Antonello Mazzeo e Luca Laurenti) dopo essermi documentato sui libri a lui dedicati. Conoscevo Franco a livello popolare, come poteva farlo uno della mia età e la sua sincerità assoluta mi ha conquistato”. Sul suo esordio davanti alla macchina da presa, infine, un pensiero al suo albero artistico genealogico.
“Ricollegarsi alle proprie radici è sempre una grande responsabilità ma è stato emozionante iniziare a farlo con un prodotto del genere. Non c’era modo migliore di iniziare la mia carriera d’attore”.
30/01/2024, 11:55
Claudio Fontanini