CARACAS - Una Napoli differente e affascinante
Evviva, anche il cinema italiano riesce qualche volta a sorprendere e a sconfinare oltre gli steccati del genere. Succede in Caracas, coraggiosa opera seconda di Marco D’Amore che a 5 anni da "
L’Immortale" (il suo esordio dietro la macchina da presa) e dopo il doc Napoli magica del 2022, prende spunto da
Napoli Ferrovia di Ermanno Rea (l’opera letteraria del 2007 dello scrittore e giornalista scomparso nel 2016) per mettere in scena il senso ultimo dell’esistenza attraverso un diario esistenziale che si trasforma in viaggio ipnotico nella mente e nei pensieri di uno scrittore in crisi, un superbo
Toni Servillo.
Tornato nella sua città dopo molti anni, Giordano Fonte si aggira per una Napoli che non riconosce più, affascinate e terrorizzante allo stesso tempo. A fargli da spirito guida in questa odissea partenopea ecco il personaggio del titolo (
Marco D’Amore), un ex fascista violento convertito sulla strada dell’Islam dall’amore per una musulmana tossica e seducente (
Lina Camelia Lumbroso). “La Napoli di Caracas è una città abbandonata e sfatta, abusata, sfrontata e dannata. Napoli non è Napoli, è un barrio sudamericano, una favela brasiliana, una baraccopoli indiana. Eppure, tra i vicoli di questa babele, nell’umido delle sue strade, tutti sentono di poter realizzare i sogni ballando avvinghiati di passione” dice il regista che si svincola con coraggio dalla gabbia di Gomorra dimostrando talento e visione autoriale.
“Più che inclassificabile il mio è un film inspiegabile, come la vita” continua D’Amore “volevo raccontare il desiderio fanatico di due derive agli antipodi che vogliono trovare il proprio posto nel mondo. La caduta iniziale dei paracadutisti nella prima scena rappresenta proprio il rischio di rompersi l’osso del collo ma anche l’adrenalina che ti avvicina alla morte e ti fa sentire vivo”. “Il titolo di una biografia di David Lynch, Perdersi è meraviglioso, fotografa alla perfezione lo stato psicologico del personaggio che interpreta Servillo, un attore che mi ha insegnato la passione e il rigore dell’arte teatrale e che ho visto incitare la compagnia anche dopo 350 repliche della stessa commedia”.
“Stavolta mi è piaciuto invertire i ruoli” conferma
Toni Servillo che ha avuto con lui un giovane Marco D’Amore in Teatri Uniti “e stare accanto a un attore che si è conquistato un’enorme popolarità ma ha deciso di spostare la sua linea narrativa verso un linguaggio più complesso e ricercato. Il mio Giordano Fonte è una vecchia cariatide comunista in crisi esistenziale e professionale che vive in uno stato di smarrimento che lo trasporta dalla realtà al sogno”.
01/03/2024, 10:14
Claudio Fontanini