Note di regia di "Riverbero"
Girato in nove giorni con un iPhone 14 Pro e con una troupe ridotta all’osso, “Riverbero” prova ad incarnare il senso più profondo del sostantivo “esperimento”. Il tentativo di declinare in immagini la narrazione dell’indicibile, di ciò che sintassi mai potrebbe avere, attiene allo specifico filmico ed alle sue possibilità molto più che a qualsiasi altro medium. Il fuoricampo fa da protagonista in quanto è tutto ciò che appartiene allo spettatore stimolato dalle immagini proposte, permettendogli così di tessere i fili di una trama presente, precisa eppur nascosta sulla base dei propri “riverberi” interiori (siano essi di natura esperienziale, mnemonica o Spirituale). La sfida proposta dall’opera al fruitore è dunque l’attribuzione di significato in quanto riconoscimento di elementi presenti all’interno dei propri silenzi. La stessa sfida che rende “Riverbero” un film tridimensionale nel suo sensus plenior.
Enrico Iannaccone