Note di regia di "Another end"
Sono partito da un’immagine: due corpi immobili, all’apparenza estranei, che si guardano nel silenzio di un risveglio. Nel peso di quell'immobilità, e nel mistero racchiuso in quel guardarsi, c'è tutto quello che avrei voluto raccontare in questo film. Il cortocircuito messo in atto dalla tecnologia di Another End, che promette di separare i corpi dalle coscienze, mi ha fatto interrogare, infatti, su ciò che ci lega alle persone che amiamo. Ciò che di esse crediamo di sapere, le parole, i ricordi, ma anche qualcosa che viene prima, e che sopravvive in noi quando tutto sembra finire. Qualcosa che col tempo, silenziosamente si compie nei corpi ed ha a che fare con la loro presenza. Abdicare a questa dimensione dell'esistere, è la pericolosa illusione a cui si abbandonano i personaggi del mio film. Another End per me è innanzitutto una storia d'amore, colta nel momento della separazione, quando paradossalmente, nell'assenza del distacco, un legame si fa più presente. Dell' amore che vive nelle parole ma che soprattutto vive e cresce in silenzio, di nascosto. Come un segreto del corpo.
Piero Messina