BIF&ST 15 - Recensione "Il mio posto è qui"
Nel secondo dopoguerra in un piccolo paese calabrese l’incontro tra Marta (Martino), ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama, e Lorenzo (Leonardi), l’omosessuale locale conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”, fa nascere una profonda amicizia che porta la giovane ragazza a sfidare i pregiudizi della comunità che li circonda e a lottare per emanciparsi e per trovare il proprio posto nel mondo come donna.
Tratto dall’omonimo libro scritto dalla stessa Daniela Porto, che ha firmato la sceneggiatura e la regia insieme al marito Cristiano Bortone, “
Il mio posto è qui” è un romanzo di formazione ambientato in una soffocante provincia del sud del dopoguerra che ha ancora echi nel presente. Marta è una giovane donna “condannata” dalla società per essere una ragazza madre che ha come unica alternativa il matrimonio con un vedovo che non conosce e che ha bisogno di una donna che badi ai suoi figli e che governi la casa, l’orto e gli animali. L’incontro con Lorenzo, inviso al paese per la sua omosessualità, cambierà la prospettiva di vita per Marta che inizia a studiare per battere a macchina nella speranza di trovare presto un lavoro. Sullo sfondo un’Italia in cambiamento, che si appresta alle prime elezioni dopo il ventennio fascista e che vede il voto finalmente esteso anche alle donne.
Il pensiero non può non andare al successo di Paola Cortellesi “C’è ancora domani” quando vediamo Marta battersi per imparare un mestiere, studiando di nascosto dai genitori e dal futuro marito, o che a testa alta afferma di voler andare a votare nonostante per parte della piccola comunità dove vive il voto alle donne appaia come una follia perché considerate incapaci di pensare, di capire, di prendere una decisione che non riguardi cucinare, pulire o accudire i figli. Il “reietto” Lorenzo è colui che la libererà gradualmente da questo peso, entrambi due solitudini che si fanno forza a vicenda contro soprusi, umiliazioni e violenze.
“Il mio posto è qui” è sostenuto dalle brillanti interpretazioni di Marco Leonardi (“Nuovo Cinema Paradiso”, “Tutti i soldi del mondo”, “Martin Eden”), che schiva il pericolo di fare del suo personaggio una macchietta, e Ludovica Martino (“Skam Italia”, “I migliori giorni”, “Vita da Carlo”), vincitrice al Bif&st 15 del premio Mariangela Melato alla miglior attrice protagonista, che ha fatto anche un ottimo lavoro con il dialetto calabrese (lei è romana), risultando credibilissima. Daniela Porto e Cristiano Bortone, vincitori del premio Giuliano Montaldo alla miglior regia, dirigono un film che senza retorica dà uno spaccato della società dell’epoca, concentrandosi sulle storie degli emarginati che ancora oggi, in maniera diversa, subiscono ingiustizie, violenze e pregiudizi. Una storia esemplare per ricordarci che i diritti conquistati in passato non sono mai assodati, ma bisogna continuare a lottare per proteggerli.
25/03/2024, 12:38
Caterina Sabato